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Omicidio a luci rosse

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VOTO: 8.5

L’uomo che guarda

Ecco. Se proprio volessimo trovare un esempio cinematografico che illustrasse in modo esemplare la differenza tra volgare imitazione e magistrale rilettura aggiornata quello sarebbe proprio il film di cui ci accingiamo a scrivere, approfittando della sua recente pubblicazione in blu ray. Si tratta di Omicidio a luci rosse, che Brian De Palma girò nell’ormai lontano 1984. Non a caso, quindi, ritorna agli onori delle cronache la decade più importante della storia del cinema. Quella più libera da vincoli, nella quale tutto è stato possibile. Anche che una major come la Columbia Pictures portasse sul grande schermo un lungometraggio basato su sesso e violenza, sia pur condito da massicce, nonché impagabili, dosi di ironia.
Come spesso succede in questi casi bisognerebbe partire dal titolo originale, piuttosto che da quello imposto dalla distribuzione italiana, furbescamente incentrato su ciò che il pubblico pagante avrebbe amato in misura maggiore. Body Double, allora. Cioè “controfigura” in ambito, appunto, cinematografico. Un thriller che fa proprie, senza ombra di dubbio, alcune istanze sia narrative che formali tipiche di uno dei maestri della Settima Arte. Se si conosce il cinema di Brian De Palma si è perfettamente a conoscenza di chi si tratta. Colui che per il grande regista ormai ottantenne è stato assieme punto di riferimento ineludibile ma pure gravosa spada di Damocle: Sir Alfred Hitchcock. Ammirare incondizionatamente l’autore di Psycho e tanti altri capolavori non è un peccato mortale; evidentemente lo è (stato) rileggere il suo cinema liberandolo dei vincoli censori della propria epoca, facendo deflagrare tutti gli aspetti, non solo di carattere sessuale, rimasti sottesi. Smontare e rimontare, se ci scusate il gioco di parole, “il cinema di chi il cinema aveva contribuito a reinventarlo“. Da qui ha origine l’assai ingiusta accusa, rivolta a De Palma, di essere un semplice scopiazzatore, un cineasta sopravvalutato che a mo’ di parassita ha sfruttato il magniloquente lavoro altrui per crearsi una fama propria. Ma che invece è riuscito nell’impresa di andare assolutamente oltre i limiti. Quasi alla stregua di un Quentin Tarantino ante litteram. Body Double, a parte la propria natura di thriller intrigante, è un manuale di cinema. Un’opera dalla portata teorica che tuttora, a distanza di ben trentasei anni, rimane ineguagliata, riuscendo a penetrare in senso definitivo la cosiddetta “macchina-cinema” e svelandone di conseguenza meccanismi e relativi inganni. Mettendone a nudo la totale illusorietà sovrapponendola, ovviamente nella finzione, con la vita stessa. Creando così un cortocircuito stilistico e persino filosofico con pochi termini di paragone.
Jack Scully, il protagonista di Omicidio a luci rosse, è un attore fallito che viene coinvolto in un inganno studiato nei minimi particolari. Un uomo sul quale la sceneggiatura – firmata dallo stesso De Palma con Robert J. Avrech – abbatte diverse sventure. Soffre di claustrofobia (il James Stewart e le sue vertigini de La donna che visse due volte ricorda qualcosa?), viene tradito dalla compagna, è goffo ed impacciato. Uno come tanti, insomma. Quasi il prototipo dello spettatore cinematografico medio. Ed infatti in Body Double avrà il ruolo del testimone dell’omicidio del titolo, indotto a ciò dalla sua insopprimibile tendenza voyeuristica. Non a caso uno degli aspetti più affascinanti del film è proprio la moltiplicazione di sguardi. Non solo nell’ambito di una diegesi nella quale spiccano le magistrali sequenze di pedinamento multiplo, ma anche al di là dello schermo, chiamando direttamente in causa lo spettatore del film. Cosa avrebbe fatto lui (o lei) in quella determinata situazione? Dietro la banale apparenza ludica Body Double risulta quindi anche un’opera dall’inaspettato spessore morale. Quesiti rigorosi che De Palma riproporrà in maniera amplificata (e dichiarata) successivamente in opere di tutt’altro genere come lo straordinario, sottovalutato, Vittime di guerra (1989).
L’unico limite di un’edizione targata Universal Home Video risiede forse nella qualità del master originale, il quale dopo trentasei anni avrebbe forse richiesto una più accurata operazione di restyling. Qualità video e audio non sono esattamente al livello di eccellenza al quale la casa ci ha da sempre abituato. Come extra presenti il trailer ed alcune brevi ma sfiziose interviste a regista e parte del cast. Ma è ovviamente il valore assoluto del film a consigliarne a tutti i costi l’acquisto.
De Palma insomma ha molto di che consolarsi rispetto alla distruttiva accoglienza ricevuta in patria al tempo dell’uscita nelle sale: oggi, nel 2020, un’opera come Omicidio a luci rosse, tra esasperazioni del politically correct, di #metoo, rigurgiti destrorsi e ipocriti perbenismi, non sarebbe mai stato nemmeno considerato in fase produttiva. Perlomeno da una major. Invece è da considerarsi un classico da vedere e rivedere. Studiare, per le nuove generazioni. Anche per merito della meravigliosa, composita, colonna sonora di Pino Donaggio.

Daniele De Angelis

Omicidio a luci rosse
Titolo originale: Body Double  Regia: Brian De Palma
Cast: Craig Wasson, Melanie Griffith, Gregg Henry
Lingue: Italiano, Inglese Stereo DTS Sottotitoli: Italiano
Video: 1.85:1 1920 per 1080p
Extra: Featurette, Trailer  Distribuzione: Universal Home Video Italia

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