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Oh les filles!

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VOTO: 6.5

Non, je ne regrette rien

Presentato al Festival di Cannes 2019, nell’ambito del Cinéma de la Plage, Oh les filles! è un documentario sulla scena musicale femminile francese e sulla sua storia che diventa la storia dell’emancipazione femminile d’oltralpe, sulle lotte, e le conquiste, per la parità dei diritti, sostenute dalle star musicali, sui cambiamenti dei costumi di cui alcune figure della musica, ma anche del cinema, erano diventate delle icone. Ne è autore il giornalista François Armanet, storica firma di Libération e Le Nouvel Observateur, che si avvale della collaborazione del critico musicale Bayon, che è stato il fondatore della pagina di musica di Libération e autore del best seller “Gainsbourg raconte sa mort”.

Oh les filles! è un documentario canonico, di tipo televisivo, di inchiesta e di informazione, con la classica struttura fatta esclusivamente di interviste e filmati di repertorio. La scelta più saggia per l’obiettivo che si pone, rifuggendo dai voli pindarici di tutti gli ambiziosi seguaci di Wiseman che popolano i festival. A essere trasgressiva non è la forma bensì il contenuto, che parte da un assunto invero provocatorio, quello di considerare Édith Piaf, una donna e una francese, quale la vera progenitrice del rock’n’roll, e non Elvis Presley e in Francia Johnny Hallyday. Da un lato considerando il rock come qualcosa che va oltre il punto di vista musicale, ma come un fenomeno di costume, di trasgressione, di liberalizzazione dei costumi. Dall’altro lato gli autori ricordano la tragica storia d’amore della grande cantante francese con il pugile Marcel Cerdan, morto in un incidente aereo nel 1949, e la canzone che lei dedicò a lui, Hymne à l’amour, e che interpretò in un concerto poco dopo aver saputo della sua morte, svenendo sul palcoscenico. Un brano, successivamente ripreso dallo stesso Johnny Hallyday, dove trapela tutta l’energia di quel trauma, uno shock sonoro misto di gospel e blues in cui si ravviserebbero tutte le caratteristiche del rock, qualche anno prima dell’incisione di Heartbreak Hotel di Elvis. Inoltre gli autori di Oh les filles! sposano la tesi del critico Nick Tosches che sostiene che il rock’n’roll non sia nato con Elvis Presley ma sia morto con lui, identificando l’apice del genere negli anni Trenta-Quaranta, nelle scene alternative di blues e rhythm and blues, mentre un altro critico, Willy DeVille, sostiene che il rock sia un’invenzione francese, originatosi dalla cultura musicale della Louisiana francofona ibridatasi con il blues.

La liberalizzazione sessuale, il diritto all’aborto, le manifestazioni femministe, il maggio ’68, gli appelli come lo storico “Manifeste des 343”, abortista, pubblicato nel 1971 da Nouvel Observateur, che vedeva tra le firmatarie Brigitte Bardot e Catherine Deneuve. Tutta quella tensione per superare la società patriarcale e riscrivere le leggi fino ad allora concepite dai soli uomini. Sessant’anni di femminismo francese visti attraverso la scena musicale femminile, le sue icone e sex symbol come Brigitte Fontaine o Françoise Hardy, paragonabile alla statura musicale di una Aretha Franklin o di una Janis Joplin, o la punk anni Ottanta Elli Medeiros di origine uruguayana, che identifica nella musica popolare sudamericana in cui è cresciuta come un ritmo ancestrale, universale, quello che Lou Doillon paragona a un rito pagano. Fino ad arrivare ai giorni nostri con le proteste delle Femen e E naturalmente rilievo è dato alle figlie della coppia scandalosa per eccellenza, Jane Birkin e Serge Gainsbourg, Charlotte Gainsbourg e Lou Doillon, avuta da Birkin nella successiva relazione con il regista Jacques Doillon. Entrambe geneticamente portatrici di quella carica artistica eversiva dei genitori. E le icone più recenti, come qualcuno tra gli intervistati giudica inopportuna l’idea stessa di fare un film sul rock al femminile. Ma l’operazione di François Armanet e Bayon non va intesa come un documentario quota rosa, quanto una dimostrazione, con criteri musicali, della grande importanza del rock femminile francese che lo rende molto più interessante della sua controparte maschile.

Giampiero Raganelli

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