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Of Dogs and Men

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VOTO: 7,5

Soffiava un vento caldo

Nella ricca e variegata rosa dei titoli selezionati per la sezione Orizzonti dell’81esima edizione della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia figura tra gli altri Of Dogs and Men, un’opera che tecnicamente ha tutto per essere considerata un instant movie, poiché trattasi di un progetto audiovisivo riguardante un recente fatto di cronaca di estrema risonanza, girato e distribuito a brevissima distanza di tempo dall’avvenimento in questione. Nel caso della nuova pellicola di Dani Rosenberg si tratta dell’orribile attacco del 7 ottobre 2023 pianificato e operato da Hamas, con il supporto di altri gruppi terroristici palestinesi, che ha portato alla morte di 1200 tra civili e militari israeliani e al sequestro di circa 250 persone, di cui 30 bambini. L’opera, co-prodotta dalla Stemal Entertainment di Donatella Palermo, è stata infatti girata all’indomani dell’Operazione alluvione Al-Aqsa all’interno del Kibbutz Nir Oz, accanto al confine con Gaza, laddove una comunità è stata devastata dall’uccisione e dal rapimento di più di un quarto dei suoi membri.
Of Dogs and Men è è interpretato da veri abitanti della suddetta comunità (Natan Bahat, Nora Lifshitz, Yamit Avital) e dalla giovane Ori Avinoam, con quest’ultima che si è calata con grandissima densità e intensità emotiva nei panni di Dar, una sedicenne che torna in quei luoghi martoriati e depredati alla ricerca del suo cane, smarrito durante il massacro a cui era sopravvissuta giorni prima. Si confronta con gli orrori impressi sul luogo e sui volti delle persone che incontra e assiste alla cruda realtà della tragedia che si sta consumando oltre la barriera di Gaza. Tra coloro che cercano vendetta e coloro la cui fede nell’umanità rimane incrollabile, Dar cerca di trovare la propria voce.
Rosenberg segue in un pedinamento sempre più doloroso l’odissea della protagonista dalle prime luci dell’alba per le successive 48 ore e lo fa con un’idea di cinema precisa, che ben si sposa con un modus operandi tecnico e una modalità produttiva adatti alla tipologia e alle intenzioni del progetto. Incastonato in un funzionale e non accessorio 4:3 che dona ulteriore centralità al personaggio principale, sottolineandola come era stata per concezione e finalità anche per Il figlio di Saul, il cineasta di Tel Aviv ha filmato con una piccola troupe e una cinepresa leggera proprio per evidenziare il confini sottile tra cinema di finzione e documentazione della realtà. Su questi due estremi, senza che l’uno prenda mai il sopravvento sull’altro, si muove in equilibrio la scrittura e la messa in quadro di un film che è un autentico pugno alla bocca dello stomaco del fruitore, immerso come Dar in viaggio fisico ed emozionale che non ha bisogno di mostrare insistentemente o sbattere l’orrore e il sangue in faccia per farlo percepire e rivivere. A farlo riemergere ci pensano le macerie di un villaggio deserto e abbandonato, le mura delle case bruciate e marchiate, ma anche le voci alla radio, le testimonianze delle persone che la protagonista incontra e i filmati che la stessa guarda da internet sul display del suo cellulare.
Of Dogs and Men e il suo autore trovano così la maniera di rappresentare, narrare e rievocare gli eventi di cui sopra, causa di sofferenze inimmaginabili che sfidano l’umana comprensione. Compito difficilissimo, ma che Rosenberg è riuscito a portare termine con estrema lucidità, senza scivolare nella retorica, nell’odio accecante e nella strumentalizzazione del dolore, mantenendo il fuoco sulla ricerca della protagonista del suo cane, delle tracce della madre rapita (la lettura dei diari) e di quella memoria rimasta impressa nei luoghi che è tornata a percorrere. Il tutto aprendo e chiudendo finestre su quanto accaduto giorni prima e ora passati alle pagine nere della storia.

Francesco Del Grosso

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