Dietro e dentro le apparenze
«Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro; ogni famiglia infelice è infelice a suo modo» (dalla traduzione di Leone Ginzburg). È uno degli incipit più celebri della letteratura, quello di “Anna Karenina” di Tolstoj, ed è diventata una grande amara verità. Assistendo a La vita accanto diretto da Marco Tullio Giordana (soggetto basato sull’omonimo romanzo di Mariapia Veladiano, edito da Giulio Einaudi Editore) si ha la conferma di come dietro e dentro ogni nucleo familiare ci possa essere qualcosa da ‘indagare’, di nascosto – come nel caso dei fratelli Osvaldo/Paolo Pierobon ed Erminia/Sonia Bergamasco. Questo deriva anche dal solo fatto di essere delle persone irrisolte, difficilmente ognuno di noi ha sciolto i propri nodi fino in fondo e la(e) storia(e) al centro del film comunica quanto tutto sia irrimediabilmente connesso.
Siamo a Vicenza fra gli anni Ottanta e il Duemila, una ricca famiglia vicentina composta da Maria (Valentina Bellè), dal marito Osvaldo e dalla gemella di quest’ultimo, Erminia, celeberrima pianista. Dopo anni di tentativi, Maria resta incinta e quando Rebecca viene al mondo presenta una vistosa macchia purpurea che copre metà del viso. Questa difformità diventa per Maria un’ossessione che la Bellè trasmette innanzitutto con l’espressività del viso, con le azioni (ad esempio regala i begli abiti e veste principalmente con maglie scure e ampie , a voler rappresentare doppiamente il suo senso di vergogna, ma anche un lutto). La zia Erminia (la Bergamasco le dà il portamento di chi si esibisce in concerti importanti e di una donna fiera della posizione raggiunta) si prende cura di Rebecca (interpretata da Sara Ciocca dai 10 ai 12 anni), accompagnandola sin da bambina a scuola per relazionarsi con gli altri. Questi ultimi sanno essere crudeli (come si vedrà più avanti), ma anche spontaneamente accoglienti, come nel caso di colei che diventerà la sua migliore amica (Sveva Bassan). Il fascino misterioso della musica attrae anche lei, creando ancor più un filo con la zia. Nel frattempo Pierobon ‘gioca’ in sottrazione, con gesti e poche (ma essenziali) parole tratteggiando un padre amorevole, un marito che non riesce a trovare la chiave di volta per risintonizzarsi con la moglie e un fratello che ammira la sorella.
Le doti musicali di Rebecca (interpretata da adolescente dalla bravissima Beatrice Barison, anche pianista) rappresentano la sua ancora, ne impara la bellezza in famiglia e scopre anche come si possa e debba coltivare la propria strada.
La vita accanto «è anche un film sostanzialmente diverso da tutti quelli tuoi che io conosco (non li ho visti tutti)», afferma Mariapia Veladiano nella lettera rivolta a Marco Tullio Giordana, continuando: «Tu hai nucleo di impegno civile sempre in quello che fai, qui è come se ti fossi concesso una specie di viaggio nella profondità dell’anima. Chi siamo davvero? Il dentro di Palazzo Monaci è bellissimo. Il fuori di Vicenza anche è bellissimo. Però ci sono i demoni, il sangue, i nani, la macchia.
Può capitare di tutto. E però la bellezza resta, e però in questo tutto c’è anche la possibilità di vivere.
Bello. Hai sciolto sul piano visivo gli impliciti del testo originale, ma non hai inteso risolverli. Il rapporto fra Erminia e il gemello è chiaramente suggerito da Lucilla, tu lo hai messo in scena (lì ho preso un colpo, confesso, ho pensato per un momento che se fosse stata “risolta” così la storia non l’avrei ritrovata) e però quella scena non è l’ultima parola, perché l’ultima parola è quella del padre che dice di avere sempre amato la mamma di Rebecca “ma non ci crede nessuno”. E alla fine quello di Rebecca era un sogno, o forse no […] Infine non sappiamo, appunto. Come spesso nella vita» (dalla lettera di Mariapia Veladiano a Marco Tullio Giordana). Si sente lo sguardo del regista de La meglio gioventù e di Romanzo di una strage, è discreto nel dare spazio a un cast di qualità (citiamo anche Michela Cescon in un ruolo particolare e incisivo), che sa guidare a cui, al contempo, sa di potersi (af)fidare.
Presentato in anteprima assoluta Fuori Concorso alla 77esima edizione del Locarno Film Fest, è stato scelto come film d’apertura di Castiglione del Cinema Film Festival 2024 ed è ancora nelle nostre sale.
Maria Lucia Tangorra