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Eat the Night

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VOTO: 6

Game over

Il gioco è bello finché dura recita un antico detto popolare e Guillaume Bréaud sembra averlo seguito alla lettera nel momento stesso in cui ha scritto la sceneggiatura di Eat the Night, il secondo lungometraggio di Caroline Poggi e Jonathan Vinel, presentato nel concorso della 38esima edizione del MiX dopo l’anteprima mondiale in quel di Cannes 77 nella sezione Quinzaine des Cinéastes.
La nuova pellicola del duo transalpino, autore del pluridecorato Jessica Forever, si muove infatti alla ricerca di una dimensione altra, tra realtà allucinata nella crepuscolare provincia francese e un santuario virtuale all’alba di un’apocalisse digitale, per raccontare la storia di due fratelli che attendono il solstizio d’inverno, giorno in cui è prevista la fine programmata del videogioco di ispirazione fantasy chiamato “Darknoon” in cui per anni hanno trovato rifugio con i rispettivi avatar. Se ad Apolline sembra impossibile distaccarsi dall’ovattata quotidianità che la rete può offrirle, Pablo inizia a frequentare il giovane Night, finendo per allontanarsi dalla sorella per poi essere trascinato in un groviglio dissennato, tra droghe autoprodotte e scontri con le bande rivali.
In Eat the Night i capitoli brevi di un romanzo di (de)formazione si mescolano senza soluzione di continuità con le trame di un dramma familiare, quello sentimentale e le derive di un crime. Il tutto per parlare di tematiche universali come i legami biologici e amorosi, ma soprattutto del tentativo affannoso delle nuove generazioni di portare avanti una duplice esistenza tra una quotidianità nichilista votata all’autodistruzione e al piacere e un’illusoria realtà artificiale dove potersi spingere sino all’estremo, combattere e uccidere i propri mostri. La timeline e di conseguenza il racconto che ne scaturisce palleggiano tra questi due universi per restituire sullo schermo la disperata ricerca da parte dei protagonisti di amore e libertà.
Quello che i tre personaggi interpretati con grande intensità da Lila Gueneau, Théo Cholbi e Erwan Kepoa Falé è un film estremamente carnale e fisico, nonostante una parte di esso veda il corpo dei personaggi tramutarsi in pixel nel momento esatto in cui si passa dal mondo reale a quello virtuale. Purtroppo questa continua transizione alla lunga genera dei cortocircuiti drammaturgici che vanno ad influire sulla fluidità del racconto che si fa piuttosto ripetitivo e stantio dopo il primo giro di boa. Da quel momento Eat the Night vive di sussulti fino a un epilogo che spinge moltissimo sul pedale emozionale ma non abbastanza per affondare totalmente la lama nel cuore dello spettatore.

Francesco Del Grosso

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