Musical(mente)
A prima vista sembrerebbe un cortometraggio sul confronto generazionale, La Regina si addormenta dove vuole di Lorenzo Tiberia, ammirato nel corso della quindicesima edizione dell’ÉCU – The European Independent Film Festival. Non è così. Poiché quest’opera di soli dieci minuti di durata possiede il potere di svelare la poesia del mondo riportando la questione anagrafica ad un semplice fattore di contiguità.
Una bambina di quattro anni (Rebecca Di Segni, molto spontanea) vive giustamente nel proprio mondo fantastico. La fantasia corre veloce, trasfigurando a suo modo una realtà – scopriremo nell’evolversi della narrazione – tutt’altro che idilliaca. Per caso la piccola, in fuga dalle liti degli adulti di famiglia, si rifugia nel giardino di una adiacente casa di riposo per anziani, dove incontra lo sguardo di una vecchia signora, interpretata dall’eccellente, al solito, Elena Cotta. Da lei immaginata come una regina. Anzi, la Regina. Nasce tra loro un rapporto ben più complesso e profondo di quanto le rispettive età con relativi deficit (le malattie della terza età, l’ingenuità del’infanzia) lascerebbero supporre. Tutto il resto è da interpretare alla stregua di un breve e illuminato poemetto, con i suoi significati criptici eppure cristallino nel descrivere alcune verità inconfutabili. Come quella che prevede, a dispetto della distanza temporale, per l’appunto una vicinanza “mentale” tra la strana coppia di protagoniste. La complicità di una vita nella propria parabola discendente simbolicamente accostata ad un’esistenza in sboccio. Una sintonia che travalica la banalità del linguaggio ordinario veicolando direttamente le emozioni del cuore. E instaurando così una serie di preziosi scambi emotivi in cui la Regina insegna alla bambina la possibilità di estraniarsi dalle brutture del mondo ascoltando una musica personale suonata esclusivamente nella sua testa; mentre la piccolina regala all’anziana una rinnovata capacità di osservare le cose tramite un’innocente purezza di sguardo. In mezzo, s’intuisce, c’è la realtà. Composta di violenza fisica – nella casa di riposo gli “ospiti” non vengono trattati di certo umanamente – e psicologica, nel rapporto conflittuale tra i genitori della bambina che, inevitabilmente, riverbera le proprie conseguenze sulla fragilità della figlia stessa.
La Regina si addormenta dove vuole trova poi la sua conclusione nell’unico modo possibile, cioè rispettando alla lettera le regole non scritte ma conclamate che regolano il ciclo vitale. Lasciando aperte le porte di un futuro, per la bambina che diverrà adulta anche lei, ovviamente indecifrabile. Nel quale i ricordi diventeranno tutt’uno con le fantasie di un tempo perduto, con conseguenze che ovviamente non ci sarà dato sapere. Perché il cortometraggio di Lorenzo Tiberia ci ricorda, nell’ammirevole coerenza di intenti che ne permea ogni inquadratura, che crescere è sempre la cosa più difficile da fare nella vita. Ma anche, per molti versi, la più stimolante in quanto ricca di differenti opzioni. Alcune da poter scegliere, altre dettate dal Destino, fuori da qualsivoglia controllo.
Daniele De Angelis