Il ticchettio della Natura
Molte e differenti sono le strade che conducono al “fare cinema”. Spesso l’esigenza di raccontare una storia capace di coinvolgere e appassionare. Altre volte l’idea di documentare qualcosa di reale da portare a conoscenza dello spettatore. Esiste però anche una terza via, meno praticata in quanto decisamente più rischiosa, perlomeno a livello di riscontro commerciale. Quella del cinema che interroga se stesso, facendosi dispositivo sperimentale al fine di teorizzare implicitamente sulle cose del mondo. Ecco allora opere come Sotto le stelle fredde di Stefano Giacomuzzi, collocabile in quello spazio indefinito che pencola tra opera di finzione e cinema documentario. E proprio dal documentario proviene Giacomuzzi, con lo stile che indubbiamente viene influenzato da questa origine artistica. Eppure il suo film non è messo in scena come tale, soprattutto nel proprio aspetto meramente formale. Il quale oscilla tra bianco e nero e colore con il preciso intento di cristallizzare una specifica realtà e allo stesso tempo astrarla in un tempo indefinito, per renderla così ciclica, idealmente bloccata in un momento crepuscolare e tuttavia infinito.
Ci troviamo in Carnia, terra montana della provincia udinese. Le persone, perlopiù anziane, compongono l’essenza del film. Le loro professioni antiche, così estranee ai ritmi contemporanei, vengono mostrati dal regista in lunghi piani fissi, dove la macchina da presa si rende osservatrice sostanzialmente passiva nell’ambito visivo ma del tutto attiva su un piano puramente teorico. Perché raccoglie e restituisce senza soluzione di continuità preziose informazioni da consegnare allo spettatore. C’è il pastore che munge le capre e pascola i bovini di sua proprietà. L’apicoltore che insegna il mestiere ad un’altra persona. L’uomo che prepara, con la massima cura, artigianalmente il formaggio. Piccole storie che non narrano in senso tradizionale ma esercitano la loro fascinazione grazie alla loro atemporalità, seguendo una tradizione capace di prolungarsi da secoli. Immagini, suoni, un dialetto non sempre comprensibile vanno a formare un unicum inestricabile in cui il cinema immortala un’umanità fuori dalla routine del mondo conosciuto ma che al contempo ne costituisce la purissima essenza atavica. Un cinema che richiama lo spirito osservativo e autoctono di Franco Piavoli, di alcuni lavori di Ermanno Olmi ma senza trascurare digressioni filosofiche alla Béla Tarr, appartato cineasta ungherese capace di ricreare attraverso un uso similare della macchina da presa – soprattutto nella seconda parte della propria filmografia – lo status esistenziale di una società ai margini del cosiddetto benessere.
Tutto scorre placido, in Sotto le stelle fredde. Una routine che si incrina nel finale, mostrando una sequenza perfettamente coerente all’interno del film ma in grado di suscitare un piccolo shock in chi guarda: quella del parto di una capra dove la Natura opera una selezione ovvia ma difficile da accettare, oltre che da vedere. Il pastore snocciola bestemmie, di fronte ad una tragedia per molti versi ineluttabile. E l’empatia spettatoriale, nel frattempo sviluppatasi, rende l’insieme ancora più insostenibile, facendo sentire in prima persona lo spettatore smisuratamente impotente nelle faccende decise da Madre Natura. Il lavoro di Giacomuzzi è stato felicemente portato a termine, perché per lo spettatore inizia un altro lungometraggio, che stavolta, vincendo la pigrizia alla quale si è abituato da punto di vista cinefilo, è nella scomoda condizione di costruirsi da solo. Sotto le stelle fredde è infatti un testo “aperto” il quale, nonostante il proprio apparente lavoro di sottrazione, in realtà moltiplica all’infinito le vicende umane che mette in scena. Lasciando solamente intuire, con una consapevolezza rara, quali altri film potrebbero celarsi dietro ciò che si svolge alla simbolica luce della visione primaria. Ad esempio il rapporto che si stabilisce tra autore (posizionato dietro la macchina da presa e perciò non visibile) e le persone che (non) recitano nel film. Un’altra storia delle tante da affidare alla singola sensibilità di chi guarderà con attenzione Sotto le stelle fredde.
Daniele De Angelis
Il film è disponibile per la visione sulla piattaforma online adessocinema.it