Home In sala Uscite della settimana Joker: Folie à Deux

Joker: Folie à Deux

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VOTO: 6

Un cast formidabile e una buona regia non bastano per fare un film convincente

Sono passati alcuni anni da quando Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) ha clamorosamente ucciso in diretta il conduttore televisivo Murray Franklin. Rinchiuso nel penitenziario di Arkham, in attesa che venga o meno accertata la sua instabilità mentale, soffre di una depressione che aumenta fino a renderlo apatico. Non lo interessano più le angherie delle guardie capeggiate dal crudele Jackie (Brendan Gleeson), che sconfinano sovente nel sadismo, non lo interessano più i tentativi della sua avvocatessa Maryanne Stewart (Catherine Keener) di aiutarlo a uscire di prigione. Un giorno, diretto all’ennesimo colloquio per valutare i suoi problemi psichici, incontra la detenuta Harleen Quinzel (Lady Gaga), impegnata in un corso di canto organizzato a fini riabilitativi. La follia che cova in entrambi, i loro caratteri disturbati, si attraggono fin da subito. Inizia così una contorta e malata storia d’amore che spinge Arthur a sospendere di nascosto gli psicofarmaci che gli vengono somministrati, tanto che le sue allucinazioni tornano a manifestarsi in modo vivido e violento. Nel frattempo, egli viene giudicato pienamente capace di intendere e volere e, dunque, può iniziare il processo che lo vede come imputato per i suoi molteplici omicidi, un processo che può voler dire la condanna a morte.
Harleen viene liberata e la macchina dei media si mette subito in movimento, cosicché le dirette televisive delle sessioni processuali diventano un fenomeno di massa: sempre più esagitati acclamano Arthur come un martire della giustizia e un eroe popolare, mentre la donna non esita a rilasciare interviste e a farsi catalizzatore delle tensioni che, per le strade della città e fuori del tribunale, stanno raggiungendo livelli pericolosi. E anche ad Arkham, tra i prigionieri comincia a serpeggiare un desiderio di rivalsa.
Questo secondo capitolo della saga del Joker – giustamente intitolato Joker: Folie à Deux – mantiene inalterata la squadra che, nel 2019, ha reso il primo film un pluripremiato fenomeno di costume, Todd Phillips dunque si riconferma alla regia e alla sceneggiatura, di nuovo aiutato nella scrittura da Scott Silver. L’attesa per questa pellicola, in qualche caso perfino spasmodica, ricorda un po’ l’euforia che si respira tra le strade di Gotham, tuttavia il risultato è un racconto splendidamente recitato ma non esente da problemi. I cupi anni Ottanta che troviamo sullo schermo, immortalati anche grazie alla bellissima fotografia di Lawrence Sher, sono il lugubre sfondo su cui si animano le deliranti allucinazioni di Arthur, sempre più tormentato e alla ricerca di una fuga da un’esistenza spaventosa, una per la quale Harleen sembra essere, in modo insperato, l’agognata via d’uscita. Il rapporto tossico che si stabilisce con lei si materializza in una serie di visioni che, riempendo improvvisamente lo schermo di colore, inseriscono nella narrazione i numeri, le scenografie e le trovate tipiche del musical americano, antitesi del buio e dello squallore che sono invece la quotidiana esistenza in cui si muovono i protagonisti. A differenza del primo, però, sembra che stavolta la ricerca, l’esplorazione della follia di Arthur si avvitino in un risultato ibrido, fatto di grandi intuizioni e inutili lungaggini, dove si canta spesso senza allegria e senza musica, sfiorando il tedio, con alcune splendide eccezioni: per noi vale “The Joker”, dal musical “The Roar of the Greasepaint, the Smell of the Crowd” (1964), già cantata anche da Shirley Bassey, e una struggente “If you go away”, versione inglese della celebre “Ne me quitte pas” di Jaque Brel. E’ una storia che dopo un interessante inizio comincia ad essere ridondante, perfino pretenziosa nella ricerca di una sua autorialità, diventando prolissa (più di due ore), perdendo a tratti il filo conduttore e sprecando a più riprese un personaggio come quello della manipolatrice Harlee, anche lei frustrata nella ricerca di emozioni che non può vivere nella realtà. Ci si distrae con sottotrame e personaggi secondari che non portano da nessuna parte (e a proposito, ma quante volte e in quante altre salse Hollywood ci deve rivendere la tragedia di George Floyd?) e si punta su un finale che vorrebbe sorprendere, ma che con un pizzico di attenzione si può facilmente intuire già con largo anticipo.
Si può ammirare l’ennesima, eccellente prova d’attore di Joaquim Phoenix, apprezzare l’innegabile capacità mimica e la presenza scenica di Lady Gaga, ma questo Folie à Deux è un epilogo di cui non si sentiva il bisogno e che in realtà non aggiunge nulla di nuovo al suo dirompente predecessore. Peccato”.

Massimo Brigandì

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