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Jesus Loves the Fools

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VOTO: 8

Un film da noi amato sullo schermo… e in sala

Tra i premi che abbiamo maggiormente condiviso di questa undicesima edizione del torinese SEEYOUSOUND vi è senz’altro quello per il Miglior Film Italiano (Best Italian Movie – SYS11), che la giuria composta da Magali Berardo, Luca Bernini e Sara Thabit Doghmash ha voluto assegnare a Jesus Loves The Fools di Filippo D’Angelo, Dimitris Statiris e Mauro Ermanno Giovanardi.
Eloquente e alquanto analitica la motivazione offerta dai giurati: “Un omaggio vivo e presente ai Carnival of Fools, una delle prime band italiane a vocazione internazionale e all’etichetta discografica, la Vox Pop, che ha giocato un ruolo cruciale nella nascita della musica indipendente italiana degli anni ’90. Un racconto intimo che funziona con il ritmo della musica, in cui la forza vitale della gioventù e l’amore per il rock fanno riscoprire una storia importante che finora era mancata all’appello. Immagini d’archivio di straordinaria potenza, il racconto dei protagonisti, il lavoro fatto sulla qualità del suono completano l’opera nel modo migliore.

Inserito a Torino nell’incandescente sezione Into the Grooves, al pari di Blur: To The End film d’apertura del festival, Jesus Loves the Fools è stato peraltro protagonista giovedì 27 febbraio di una serata davvero succulenta, dato che alla proiezione del film ha fatto seguito un bel live in acustico di Mauro Ermanno Giovanardi, frontman dei La Crus nonché co-fondatore degli stessi Carnival of Fools.
Venendo finalmente all’opera che costui firma assieme al regista di origine greca Dimitris Statiris e a quel Filippo D’Angelo già noto come bassista della band varesina Black Vomit, cominciamo col dire che Jesus Loves the Fools è innanzitutto un documentario pieno di musica, ottima musica, musica ben diversa dalle ripetitive, plastificate cacofonie che hanno costituito, ad esempio, una parte consistente dell’ultimo palinsesto torinese.
Va inoltre precisato che questo lavoro, pur non essendo inedito, al Cinema Massimo è stato presentato in anteprima assoluta nella versione nuova di zecca messa a punto dagli autori; considerando d’altronde che ci era ignoto il precedente montaggio, di quanto abbiamo visto sullo schermo ci è particolarmente piaciuto il taglio da “indie movie”, ruspante nel mescolare tra loro materiale d’archivio e più recenti interviste, con una bella polifonia di voci tra cui naturalmente spiccano i punti di vista espressi dai due grossi nomi, coinvolti nella nascita dei Carnival of Fools (nome preso da una poesia di Patti Smith, recitata peraltro nel documentario da un’intensa Violante Placido): il già menzionato Mauro Ermanno Giovanardi e quel Manuel Agnelli di cui ci piace ricordare, molto più della popolarità televisiva acquisita negli ultimi anni, l’elettrizzante percorso compiuto con gli Afterhours.

Si parte comunque con un excursus sull’irrequieta adolescenza del monzese Giovanardi, approdato alla musica dopo aver interrotto per infortunio una promettente e già avviata carriera di ciclista. La ricognizione dell’underground musicale milanese e padano che poi si sviluppa, conducendoci tramite una selvaggia cavalcata tra la fine degli edonistici anni ’80 e l’avvio dei ’90 all’affermarsi di una nuova casa discografica indipendente, la Vox Pop, è un viaggio ricco di formidabili (ri)scoperte che ha quale inevitabile orizzonte degli eventi uno dei primi dischi usciti con la neonata etichetta, ossia Blues get off my shoulder dei Carnival of Fools. Il loro sound ne ha aperte di strade. E i vari musicisti che hanno fatto parte della band ricordano tutto ciò con un entusiasmo tale che pare accaduto ieri. Ma più in generale mette i brividi, se paragonato all’odierno, asfittico panorama musicale italiano, l’elenco delle altre band lanciate dalla Vox Pop, costituitasi ufficialmente nel novembre 1989 (ma attiva già prima) grazie alla sinergia creatasi tra Giacomo Spazio, Carlo Albertoli (curatore assieme a Spazio stesso della rivista Vinile), Paolo Mauri (produttore e tecnico del suono), il più volte citato citato Mauro Ermanno Giovanardi e per l’appunto Manuel Agnelli: dagli Africa Unite ai Mau Mau, dai Casino Royale ai Ritmo Tribale. E a Milano un celebre negozio di dischi era stato l’epicentro dei loro primi incontri.
La folgorante sfilata di aneddoti e di ricordi che arricchisce il film ha avuto poi un seguito, in sala, grazie al vivace Q&A con gli autori moderato da Rossano Lo Mele, musicista a sua volta e storica firma del mensile Rumore. Tra le istantanee più irresistibili dell’incontro col pubblico vi è senz’altro la concitata rievocazione di un’indimenticabile serata a Milano, allorché The Carnival of Fools fecero da supporto nella loro data italiana al tour Let Love In di Nick Cave, proprio uno degli idoli di Giovanardi; notte brava durante la quale il cantante australiano tentò anche, senza alcun imbarazzo… di soffiare la ragazza al collega italiano! “Mai incontrare i propri idoli”, ci ammonisce qui Giovanardi, capace poi di regalare qualche sferzante ironia anche nei confronti di Robert Smith e The Cure, altri beniamini del suo magnifico, lodevolissimo pantheon musicale.
Per quanto abbia la favella sciolta, il cantante dei La Crus non si è comunque limitato ai racconti: al termine della serata, accompagnato da un chitarrista d’eccezione, ha infatti regalato al pubblico di Seeyousound una performance in acustico realmente da brividi, della cui scaletta vogliamo citare almeno, oltre ai pezzi dei Carnival of Fools e a Nera signora dei La Crus, un’appassionata cover di Patti Smith e la splendida Rosemary Plexiglas degli Scisma, che ci piace in qualche modo considerare un doveroso tributo al compianto Paolo Benvegnù.

Stefano Coccia

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