Salto nel vuoto
Il fatto che It Follows – opera seconda di David Robert Mitchell – sia un film (di genere) perfettamente incasellabile nella propria contemporaneità, almeno dal punto di vista di ciò che intende rappresentare ad una lettura più profonda, già ne pone in evidenza tutte le caratteristiche di film-manifesto di una generazione. Non bastasse ciò a renderla opera imprescindibile per gli incomprensibili tempi che viviamo, a completare il lavoro ci pensa la regia del suo autore, capace di sfidare gli appassionati dell’horror di oggi sul loro terreno, realizzando un lungometraggio privo di sangue ma capace di lavorare di fino su ancestrali sensazioni quali timore dell’ignoto e angoscia conseguente. Questo attraverso il recupero della piena “visione cinematografica”, utilizzando cioè la profondità di campo visivo per alimentare empaticamente, nello spettatore spesso messo in condizione di vedere il male prima degli stessi personaggi, tale percezione di paura. Un meccanismo che funziona con la precisione di un orologio svizzero, anche perché la nuda trama, a raccontarla, non appare così originale come farebbe pensare il risultato finale.
Jay, una ragazza nemmeno ventenne, inizia ad uscire con un ragazzo da poco conosciuto. Dopo qualche incontro interlocutorio ha con lui un rapporto sessuale, alla fine del quale si ritrova anestetizzata nonché legata ed imbavagliata su una sedia in una fabbrica abbandonata. Il ragazzo dice di averle trasmesso una maledizione: d’ora in avanti sarà inseguita da misteriose presenze (da cui il titolo) a sembianze variabili che tenteranno di ucciderla. L’unica difesa è trasmettere la maledizione ad altri, sempre per via sessuale. Accantonando immediatamente un’equazione dal sapor reazionario che non ha ragione di essere (punizione più o meno divina seguente al sesso), la metafora propugnata da David Robert Mitchell è tanto cristallina quanto densa di interrogativi: il rapporto sessuale è osservato come momento spartiacque di cambiamento morale, di crescita verso un qualcosa di indefinito il quale non può che generare paura. Con poche pennellate di regia l’autore descrive il mondo visto con gli occhi di Jay prima della perdita della verginità come una sintonia magica tra Natura ed essere umano. Un panorama che muta bruscamente dopo il sesso, divenendo fonte di pericolo in qualsiasi momento nello spostarsi nelle varie zone di un Michigan ferito a morte dalla crisi economica. In un contesto spettrale dove gli adulti sono talvolta evocati ma quasi sempre invisibili, a parte le loro apparizioni nei panni della parte malevola.
Come e più della sua ottima opera d’esordio The Myth of the American Sleepover – anch’esso un coming of age ma tutt’altro che tradizionale sia nella forma che nella sostanza – anche It Follows si nutre di atmosfere sonnamboliche in perenne stato di sospensione tra parvenza di realtà e stati di allucinazione. Ha ragione Francesco Del Grosso quando scrive, su queste pagine virtuali, degli evidenti rimandi stilistici a certo cinema horror anni settanta-ottanta, come Halloween di John Carpenter o, a maggior ragione, il fondamentale Nightmare di Wes Craven, al quale It Follows potrebbe per molti versi essere accostato come importanza nell’ambito del genere. Tuttavia David Robert Mitchell usa il passato non per solleticare antichi ricordi nel pubblico di riferimento, quanto per riscrivere le regole di un genere che, da allora, è andato gradualmente perdendo la propria capacità di insinuarsi tra le pieghe del reale per riproporlo in termini meno omologati e molto originali. In fondo It Follows racconta esattamente quello che, in quegli inimitabili anni ottanta dove la presa di coscienza giovanile non era mai indolore, hanno messo in scena opere come Breakfast Club di John Hughes oppure Stand By Me di Rob Reiner; aggiungendoci però un surplus di incertezza che rende il film di Mitchell similare ad un viaggio verso un ignoto in cui a regnare non è il senso d’avventura ma una minaccia che si manifesta in modo subdolo, imprevedibile e soprattutto sfuggente a qualsiasi controllo.
L’occasione per possedere – quindi rivedere, per ammirare una costruzione stilistica davvero sofisticata – il miglior horror di questo decennio (sbilanciamoci, suvvia!) è offerta dalla Koch Media attraverso la sua espressione di genere, la meritoria Midnight Factory. Grazie alla quale ogni piccola o grande perla del cinema di genere internazionale potrà essere vista – in sala o direttamente in home video – e non rimanere un sogno raggiungibile attraverso solamente mezzi “alternativi”. E pazienza se riguardo al comparto extra – solo una pur interessante intervista al compositore della colonna sonora Richard Vreeland, oltre al trailer – si sarebbe potuto sperare in qualcosa di meglio: resta comunque intatta l’ottima resa tecnica di un film da apprezzare anche per la qualità della messa in scena. Ritrovando così le radici più pure della paura.
Daniele De Angelis
It Follows
Regia: David Robert Mitchell USA, 2014 Durata: 100′
Cast: Maika Monroe, Keir Gilchrist, Lili Sepe
Lingue: Italiano 5.1 DTS-HD Master Audio, Inglese 5.1 DTS-HD Master Audio Sottotitoli: Italiano
Formato: 16:9 (2.39:1)
Extra: Intervista a Richard Vreeland, Trailer italiano
Distribuzione: Koch Media – Collana Midnight Factory