Habeas corpus
Per la sua nuova fatica dietro la macchina da presa dal titolo Io sono ancora qui, realizzata a distanza di dodici anni dalla trasposizione del celebre romanzo di Jack Kerouac, On the Road, Walter Salles ha voluto attingere dalle sue memorie giovanili, quando bambino in quel di Rio de Janeiro aveva avuto modo di conoscere e frequentare i figli e la casa di Rubens Paiva, noto politico antifascista desaparecido della dittatura militare in Brasile durante gli anni Settanta. Tra questi c’era anche l’unico figlio maschio dei cinque nati dal matrimonio tra Paiva e Maria Lucrécia Eunice Facciolla, ossia Marcelo Rubens, divenuto poi apprezzato scrittore e giornalista. Ed è dal suo libro omonimo del 2015 che il cineasta carioca ha tratto il pluridecorato (tra cui tre candidature all’Oscar) film in uscita nelle sale nostrane il 30 gennaio 2025 con BiM Distribuzione.
Io sono ancora qui racconta la storia vera dei Paiva partendo proprio dal mémoire di Marcelo Rubens, le cui pagine, così come quelle dell’adattamento di Salles per il grande schermo, scelgono come prospettiva attraverso cui ricostruire i drammatici eventi quella della madre Eunice, donna divenuta poi simbolo della lotta contro la dittatura, costretta a reinventarsi quando la vita della sua famiglia viene sconvolta da un atto di violenza arbitraria. Le lancette dell’orologio tornano al 1971, quando l’ormai ex deputato del PTB viene prelevato dalle autorità dalla sua casa di Rio per un interrogatorio e non fa più ritorno. Eunice comincia la sua battaglia solitaria per conoscere la verità sul destino del marito, cercando allo stesso tempo di proteggere i suoi cari e disegnare un futuro diverso da quello che la società prospetta loro.
Dalle ceneri dei ricordi e dalle ferite ancora aperte ha preso forma e sostanza un’opera potente ed emozionante che racconta il coraggio di una donna di fronte alle avversità. Il focus in tal senso non è tanto la scomparsa e l’assassinio del deputato laburista anti-regime, che resta comunque sempre presente sullo sfondo, quanto l’impatto della dittatura su chi resiste e su chi rimane a condurre la sua vita ordinaria, a tirare su una famiglia, onorandone la memoria malgrado tutto. L’esperienza della protagonista diventa di riflesso sia la storia di come vivere una perdita sia il segno della ferita lasciata a una nazione. Ecco allora sfera pubblica e privata mescolarsi senza soluzione di continuità, con una parte di storia del Brasile tuttora nascosta che scorre insieme a quella toccante di una donna, una moglie e una madre che non si è mai arresa. Io sono ancora qui si muove in maniera straordinaria su questo duplice binario narrativo e drammaturgico che, attraversando più linee temporali, finisce con l’intersecarsi e sovrapporsi efficacemente grazie alla riscrittura di Murilo Hauser e Heitor Lorega, non a caso premiata all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove la pellicola è stata presentata in anteprima mondiale. La coppia di sceneggiatori consegna nelle mani solide ed esperte dell’autore di pellicole indimenticabili come Central do Brasil e I diari della motocicletta uno script che lo stesso Salles si cuce addosso dirigendolo con trasporto e grande cura formale. La medesima partecipazione e il medesimo trasporto che emergono e trovano una fortissima cassa di risonanza nelle interpretazioni di un notevolissimo cast, dove spicca la sontuosa e intensa performance di una Fernanda Torres in stato di grazia, già vincitrice del Golden Globes 2025 e speriamo dell’Oscar per il ruolo di Eunice.
Francesco Del Grosso