«La cultura è di tutti e io voglio parlare a tutti»
Il sipario sulla seconda edizione del Filming Italy Sardegna Festival è calato, ma negli occhi di chi come noi vi ha raccontato in presa diretta la kermesse sarda i ricordi e le emozioni sono ancora vive. Ne abbiamo parlato con la direttrice artistica e ideatrice Tiziana Rocca, che ha ripercorso in un’intervista concessa a Cineclandestino i momenti chiave e le soddisfazioni raccolte. In questa interessante conversazione, la Rocca ci illustra la sua visione di festival, ma anche le difficoltà che un direttore artistico donna deve affrontare e quelle incontrate nella fase di preparazione.
D: Per te che organizzi e dirigi festival da diversi anni, cosa ha significato dare vita a una manifestazione completamente nuova come il Filming Italy Sardegna Festival?
Tiziana Rocca: Questa è la sfida. Dopo avere fatto per sei anni il direttore del Festival di Taormina ho voluto creare qualcosa di più innovativo e moderno. Quando sei legata a una manifestazione storica che ha alle spalle molte edizioni devi sottostare ad alcune regole, ma il mio desiderio era quello di assecondare i tempi e dare vita a una manifestazione più interattiva e attuale, con all’interno della programmazione degli spazi dedicati alle serie tv che potessero convivere con il cinema. Del resto, il gap qualitativo e tecnico tra i lavori per il piccolo e il grande schermo si è ridotto notevolmente e al pubblico piace vedere la serialità anche in una sala cinematografica. Il tutto per alimentare la mission di un festival più giovane e per i giovani. Infatti, a questa seconda edizione sono accreditati trecento ragazzi e per il prossimo anno sono arrivate già il doppio delle richieste. In più qui possono incontrare i loro beniamini, da quelli italiani dei film di successo della stagione oppure di serie celebri e molto amate dai quai possono scoprire retroscena o curiosità, come nel caso di Darren Criss o Jesse Williams.
La mia più grande soddisfazione è stata quella di essere riuscita a creare un festival dal nulla laddove non c’era. Ho preso un foglio bianco e su quello ho creato qualcosa di completamente nuovo in totale autonomia e con partner che hanno creduto e continuano a credere nei miei progetti.
D: Perché hai scelto il sud della Sardegna?
T. R.: Il ruolo dei festival dovrebbe essere anche quello di promuovere le bellezze del nostro territorio, quindi ho scelto il sud della Sardegna, perché si tratta di una regione della quale si conosce molto di più la parte a nord. L’idea di creare una manifestazione qui a Pula, nella splendida cornice del Forte Village, va proprio nella direzione di valorizzazione di una zona che secondo me non ha ancora avuto il riscontro internazionale che merita. In tal senso, spero che il festival possa contribuire a fare conoscere all’estero questa parte meravigliosa del nostro Paese.
D: Vista la tua esperienza all’estero, qual è lo stereotipo da sconfiggere nel loro di modo di guardare il nostro cinema?
T.R.: Sicuramente dobbiamo fare un cinema più profondo e che sia portatore di quelle caratteristiche che ci contraddistinguono, perché non abbiamo a disposizione i budget stellari delle produzioni d’oltreoceano. Di conseguenza, dobbiamo competere su altri territori con storie universali che possono essere finanziate e girate anche fuori dai confini nazionale o addirittura invogliare produttori e registi stranieri a realizzare remake di film italiani, come nel caso di Perfetti sconosciuti. Il nostro è un cinema più di cuore e di pancia, di idee e di storie originali, ed è su questi elementi che dobbiamo puntare per essere competitivi e apprezzati dalle altre cinematografie.
D: I tuoi festival hanno sempre avuto una riconoscibilità e un’identità ben precise, ma c’è o ci sono delle componenti che li rendono speciali?
T.R.: Intanto è difficile essere un direttore artistico donna e infatti in Italia si contano sulle dita di una mano. È incredibile che siamo nel 2019 e dobbiamo ancora difendere così tanto i diritti delle donne. Dovrebbe essere una cosa automatica e invece non è così. Nei posti di potere, infatti, si deve sempre parlare di quote rosa. Uomini e donne se capaci dovrebbero avere le stesse possibilità, ma nella stragrande maggioranza dei casi non vieni ritenuta credibile e c’è moltissimo pregiudizio. Di conseguenza devo battermi il doppio come direttrice artistica per ottenere delle cose. Ci vuole molta forza di volontà e una grande perseveranza. Non bisogna arrendersi davanti agli ostacoli, perché alle persone piace più crearteli che facilitarti la strada. Ciò non ti permette molte volte di lavorare nel migliore dei modi. Ciononostante, ho deciso di metterci la faccia e prendermi tutte le responsabilità del caso. Di natura sono molto critica nei mie confronti e ciò mi porta a volere fare sempre meglio e spero edizione dopo edizione di conquistarmi la fiducia da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. E per farlo mi affido molto a collaboratrici donne e a ospiti femminili. Infatti, anche in questa edizione le presenze di attrici, registe e produttrici, sono state numerose e di prestigio: da Eva Longoria a Patricia Arquette, passando per Claire Forlani e Isabella Ferrari. Poi c’è la grande e appassionata partecipazione del pubblico giovane che affolla le sale del festival per le proiezioni e gli incontri con i talents, la commistione tra cinema e serialità come dicevo in precedenza. E infine la possibilità di avere all’interno del programma un folto ed eterogeneo gruppo di players internazionali che hanno deciso di puntare e credere su una kermesse neonata come il Filming Italy Sardegna Festival, pensandola a un’opportunità di visibilità: da Netflix a Warner Bros., da Rai Cinema e Vision Distribution, da Paramount Network a Sky.
Per quanto mi riguarda cerco di creare una commistione tra contenuti di qualità e glamour, che possono assolutamente coesistere all’interno di una kermesse. Di conseguenza il modello al qual provo a rifarmi, ovviamente con le dedite distanze, è Cannes, un festival che unisce film d’autore rigorosissimi ad altri più popolari. Il tutto chiamato a sfilare sul red carpet più bello e affascinante del mondo, laddove il sogno diventa realtà. Io cerco di dare la giusta visibilità al cinema d’autore, così come ai cortometraggi e ai documentari, all’interno di un contesto che può e deve essere anche glamour. Per molti queste due anime non possono coesistere, per me invece si e il cartellone di questa seconda edizione di Filming Italy Sardegna Festival lo dimostra. Questa combinazione permette di dare forma e sostanza ad una manifestazione nazional-popolare in grado di intercettare un pubblico vasto ed eterogeneo. Una manifestazione moderna, seguita, interessante, avvincente per il pubblico più giovane e con tante sfumature. Da sempre mi piace unire il sacro al profano. La cultura è di tutti e io voglio parlare a tutti.
D: Ma la diffidenza alla quale accennavi pensi sia dovuta a un maschilismo imperante o più semplicemente al fatto che il Filming Italy Sardegna Festival è una kermesse giovane che si deve ancora fare strada nel circuito festivaliero?
T.R.: Entrambi. Ogni anno cerco di crescere e di fare crescere le manifestazioni che organizzo, cercando di raggiungere nuovi traguardi. La bontà e la qualità di questo festival le certifica la presenza di Variety, che ha scelto per noi quattro titoli che abbiamo presentato nel corso delle diverse giornate, tra cui Los Reyes di Iván Osnovikoff e Bettina Perut. In più Variety ha scelto di appoggiare solo due festival estivi italiani, che sono la Mostra di Venezia e Filming Italy. Questo è già di per sé un motivo di grande soddisfazione. Di solito gli internazionali non sostengono iniziative se non hanno caratteristiche innovative e di un certo tipo. La formula dei festival che cerco di fare e che preferisco uniscono grandi ospiti a forti contenuti. Nel programma di questa seconda edizione sono presenti numerose anteprime di cinema e serie tv, quest’ultime con puntate in prima assoluta come ad esempio quella di Caccia al ladro, accompagnata dallo show runner Javier Olivares.
D: Una grande attenzione al sociale ha sempre fatto parte dei tuoi progetti, cosa ti spinge a continuare su questa strada?
T.R.: Da sempre metto il mio lavoro al servizio della solidarietà. Nei miei festival e anche qui al Filming Italy Sardegna lo scopo è quello di sensibilizzare il pubblico. Nel programma c’è spazio per l’social award (assegnato a Martina Colombari), per opere che trattano temi sociali e per iniziative di raccolta fondi da devolvere. In questa edizione, ad esempio, al Forte Village è andato in scena nel corso della seconda serata il Charity Gala Dinner a sostegno di “Every Child is My Child” a cura di Carlo Cracco. In più c’è una grande attenzione anche per l’ambiente e, infatti, questa è una manifestazione eco-sostenibile a impatto zero dove la plastica è stata bandita, i premi sono stati realizzati dal maestro Gerardo Sacco con materiali di riciclo e le star hanno sfilato su un green carpet.
Francesco Del Grosso e Maria Lucia Tangorra