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Intervista a Francesca Castriconi

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One-to-one con la direttrice artistica della kermesse toscana

Per la prima volta Cineclandestino ha preso parte al Pop Corn – Festival del Corto, la kermesse dedicata alla produzione breve che si è svolta dal 22 al 24 luglio nella splendida cornice dell’arena a cielo aperto di Piazzale dei Rioni a Porto Santo Stefano. Tre serate all’insegna di ottimo cinema, che ha regalato al nutrito pubblico presente una serie di emozioni cangianti, le stesse che hanno provato gli organizzatori di questo evento, giunto quest’anno alla sua quinta edizione. Ne abbiamo parlato a poche ore di distanza dalla fine della tre giorni toscana con la direttrice artistica Francesca Castriconi.

D: Come e perché è nato il festival?
Francesca Castriconi: Nasce dall’esigenza di creare una manifestazione popolare e aperta a tutti che potesse conciliare la cultura, la Settima Arte e il territorio. Qui a Porto Santo Stefano non abbiamo cinema e teatri, tantomeno un luogo fisico predisposto a ospitare degli eventi, motivo per cui l’unica possibilità era quella di dare vita a un appuntamento estivo all’aperto e abbiamo pensato a un festival di cortometraggi. Festival che da cinque anni a questa parte realizziamo nella splendida cornice di Piazzale dei Rioni, con un’arena che si affaccia sul mare. Chi lo organizza è Art Day, un’associazione culturale fondata nel 2008, della quale faccio parte e che è composta da un gruppo di artisti, creativi e addetti ai lavori. In principio ci occupavamo di mostre, con lo scopo di portare all’attenzione del pubblico le creazioni degli artisti locali, creando di fatto dell’occasioni di visibilità laddove non non ce n’erano per chi come noi si occupava di arte. Da lì sono seguite una serie di iniziative che ci hanno accompagnato sino al 2017, anno in cui abbiamo avuto l’idea di creare il Pop Corn – Festival del Corto.

D: Da cosa deriva il nome del festival e perché avete scelto di puntare sui cortometraggi?
Francesca Castriconi: Il nome è la conseguenza del nostro bisogno di dare vita a un evento popolare e inclusivo. Pensando al cinema ci è venuto subito in mente il pop corn, che è legato all’immaginario della Settima Arte e della condivisione in sala. A questo si va ad aggiungere anche il tentativo di rendere popolare un tipo di cinema, quello dei cortometraggi, che normalmente non arriva al grande pubblico se non attraverso manifestazioni festivaliere. L’intento è quello di tirare fuori qualcosa di prezioso, qualcosa che le logiche di mercato tendono a nascondere e a rilegare in uno spazio marginale, dandogli delle occasioni di visibilità. La visione di un corto non implica un impegno di una serata intera e programmarne più di uno in un’arena a cielo aperto, allestita in un luogo di passaggio come quello che ci viene messo a disposizione per tre giorni, permette allo spettatore di scegliere liberamente cosa vedere e quanto vedere. Magari assistere a una proiezione oppure fermarsi con noi per l’intera serata, consumendo i corti proprio come fossero dei pop corn, con uno che tira l’altro.

D: In che modo il Pop Corn – Festival del Corto si radica nel territorio di Porto Santo Stefano, dell’Argentario e della Toscana in generale?
Francesca Castriconi: Il legame in primis è dato dal fatto che l’associazione che lo organizza è composto da persone che vivono l’Argentario per tutto l’anno e per un periodo di esso. Tutte persone del posto, nate qui o che trascorrono da anni le loro estati qui. Il Pop Corn – Festival del Corto è il frutto dell’amore per il cinema e per il territorio, che a nostro avviso può offrire anche qualcosa di culturalmente valido che vada oltre le bellezze naturalistiche e turistiche per il quale l’Argentario è rinomato. Organizziamo questa manifestazione anche per dimostrare all’amministrazione locale e alle istituzioni che si può investire anche nel cinema e in kermesse che lo promuovono, avendo un ritorno di immagine ed economico.

D: Quali sono le difficoltà di organizzare una manifestazione come questa?
Francesca Castriconi: Le difficoltà stanno nel fatto che il territorio un po’ “ostile”, poiché diffidente nei confronti di eventi come questi, perché qui e nei Paesi circostanti di occasioni simili non ce ne sono tante e questo porta a una certa “ignoranza”, dettata dalla non conoscenza. Creare manifestazioni come il Pop Corn – Festival del Corto significa contribuire a “educare” il pubblico a una certa cosa, in questo caso il cinema e il mondo del cortometraggio. La difficoltà sta anche nello spingere la gente del posto a credere in un’iniziativa, perché quando si parla di cultura le persone qui tendono sempre a prendere le distanze. La vedono una cosa lontana da loro, quando dovrebbero capire che qui si chiama in causa un linguaggio, quello della Settima Arte, che è universale e appartiene a tutti, che è fatto di immagini e suoni che ti consentono di comunicare, riflettere ed emozionare. All’inizio sembrano tutti molto diffidenti, poi però quando si fermano e vengono attratti dalle storie, dai personaggi e dai temi al centro dei cortometraggi che proponiamo nel corso delle tre serate, allora quella diffidenza lascia il posto alla curiosità e al piacere della visione e della condivisione.

D: E cosa pensi che sia cambiato in cinque anni, rispetto a quando avete iniziato?
Francesca Castriconi: Abbiamo creato una certa sinergia con il luogo e i frutti si sono visti in questa quinta edizione nel momento in cui il Comune ci ha tagliato dei fondi e sono venuti meno delle risorse economiche. In nostro soccorso sono venute aziende e a attività commerciali locali che hanno deciso di supportarci con dei contributi che ci hanno permesso di avere un budget a disposizione. In questi anni con il nostro lavoro e i risultati alla mano abbiamo ottenuto una certa credibilità nel territorio, che ci ha permesso di conquistare la fiducia di quelli che sono diventati gli sponsor del festival. Quest’anno erano tutti lì pronti ad aiutarci. La credibilità del Pop Corn è cresciuta anno dopo anno e non solo nel territorio, lo confermano i 3500 corti iscritti alle selezioni e la qualità della giuria che è stata chiamata a giudicare le opere in concorso, che ha potuto contare su personalità del calibro di Federico Moccia o Marco Spoletini.

D: Ogni festival ha le sue peculiarità, quali sono quelle delle Pop Corn?
Francesca Castriconi: È un festival dove si scambiano energie tra registi, giurati, staff e pubblico. Al termine delle tre serate senti che si è creato un legame tra le persone che vi hanno preso parte. Qualcosa sulla carta impossibile se si pensa a un arco di tempo così ridotto, ma qui è possibile perché siamo tutte persone schiette e dirette, che si pongono sempre nello stesso modo e questo ritengo sia la chiave, con l’empatia che genera un legame. C’è amore nei confronti di ciò che si fa, c’è qualità nella proposta data dai bellissimi cortometraggi in selezione e soprattutto comunicazione. Noi alla comunicazione ci teniamo molto, perché oggigiorno si fanno tanti discorsi, ma si comunica poco.

D: Quali sono i criteri che guidano la selezione dei corti?
Francesca Castriconi: Prima di tutto il tema. Ogni edizione ne ha uno, che quest’anno è stato: legàmi, connessioni senza tempo. Un tema che crea un certo indirizzo, anche se in generale non abbiamo dei paletti prestabiliti e cerchiamo di dare forma a una line-up il più variegata possibile sia in termini di genere, durata, stile e provenienza. Questo per andare incontro ai gusti di un pubblico eterogeneo. Ma prima di ogni altra cosa per noi sono importanti le emozioni, il ché ci guida nella scelta di quei corti che sono in grado di farli scaturire in noi quanto nei potenziali spettatori.

D: Cosa ti deve colpire di un cortometraggio?
Francesca Castriconi: Davanti a un corto mi pongo in primis come una spettatrice, poi entrano in gioco il mio gusto e lato artistico. Quest’ultimo però viene in seconda battuta, perché centrale per me sono le emozioni che quella data opera riesce a fare nascere in me durante e dopo la visione. Poi vengono l’originalità del soggetto e come viene affrontato il tema della quale l’opera si fa veicolo. Il tutto nella speranza che quel corto riesca anche a sorprendermi, cosa sempre più rara oggigiorno in cui si assiste a cose sempre uguali.

D: Come giudicheresti la selezione di questa quinta edizione e qual è stato il suo filo conduttore?
Francesca Castriconi: Oltre alla qualità delle singole opere che la vanno a comporre, secondo me il valore aggiunto della line-up di questa edizione sta nell’equilibrio, nella varietà dell’offerta e nelle scelte non scontate, che cortometraggi diversi per genere, stile e approccio.

D: Siete l’unico festival a potere contare su un prestigioso premio che porta il nome della compianta Raffaella Carrà. Come è nato il riconoscimento e che rapporta avevate con lei?
Francesca Castriconi: Noi la conoscevamo un po’ come la conoscevano tutti qui in Paese. Lei ha sempre trascorso le vacanze estive qui e un giorno abbiamo voluto coinvolgerla, in primis mettendola a conoscenza dell’esistenza di questa manifestazione. Nel 2019, quando ha preso per la prima volta parte al festival, un giornalista le ha chiesto il perché della scelta e lei rispose che a spingerla è stata la curiosità. Lei si è posta da subito su un piano umano, guidata proprio dalla curiosità e dalla voglia di emozionarsi. E quindi lei ha preso da noi e noi da lei, arricchendoci reciprocamente. Ciò a creato un legame tra noi e lei, che è destinato a durare anche adesso che non c’è più con questo premio che ci ha voluto donare in eredità, tanto da metterlo per iscritto nel testamento. Questo significa che le siamo rimaste nel cuore, come lei è rimasto nel nostro. Tutti gli anni la giuria è chiamata ad assegnare tra gli altri proprio il premio Raffaella Carrà, che mette in palio 4000€ che vanno al corto nato dall’idea più originale, che in questa quinta edizione è stato assegnato a Big di Daniele Pini, con il regista che ha ricevuto il riconoscimento sul palco dalle mani di Sergio Japino.

D: Tracciamo un bilancio di questa quinta edizione?
Francesca Castriconi: È stata un’edizione emozionante sia per i corti in concorso, tutti bellissimi, che hanno affrontato in maniera magnifica il tema proposto, ovvero “Legàmi, connessioni senza tempo”, sia per tutto ciò che ha ruotato intorno al festival, le persone e gli incontri che abbiamo fatto, le nuove relazioni che si sono create e non ultima la comunicazione col pubblico, che è stata in crescita. Abbiamo avuto grande e rinnovata partecipazione da parte degli spettatori, e questo ci rende felici e ci prepara a una nuova edizione ancora più ricca.

Francesco Del Grosso

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