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In prima linea

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VOTO: 7.5

Gli occhi di chi ha visto l’Inferno

Dal settembrino Matera Film Festival ad oggi le occasioni di intercettare In prima linea sarebbero state senz’altro di più, ma poi l’emergenza sanitaria è tornata in primo piano, con il relativo blocco di spettacoli cinematografici e appuntamenti festivalieri tradizionali. C’è voluto quindi lo streaming, più in particolare la diretta (tecnicamente non perfetta, ma comunque accettabile) del 9 dicembre al MyArt Film Festival 2020. Ovviamente saremo ancor più lieti, un giorno, di vedere il documentario sul grande schermo. Ma nel frattempo possiamo testimoniarvi che il lavoro firmato da Francesco Del Grosso e Matteo Balsamo appassiona, scavando all’interno di situazioni umane e lavorative, che non possono fare a meno di lasciare solchi profondi nell’anima.

Di uno dei co-autori, Francesco Del Grosso, conoscevamo già la capacità di trattare argomenti delicati, unendo il rispetto per le persone incontrate alla coscienziosa ricognizione di temi caldi e a un’apprezzabile tenuta narrativa, come ad esempio in Fuoco amico – La storia di Davide Cervia (2014) e Non voltarti indietro (2016). Il sodalizio con Matteo Balsamo non ha fatto altro che confermare e al limite amplificare tali propensioni.
La lista dei fotoreporter da loro incontrati è lunga, ben tredici protagonisti a turno in scena e fare l’elenco completo rischia di esaurire metà recensione; ma ognuna delle loro vite pare racchiudere un intero universo, perciò ne vale la pena: Isabella Balena, Giorgio Bianchi, Ugo Lucio Borga, Francesco Cito, Pietro Masturzo, Gabriele Micalizzi, Arianna Pagani, Franco Pagetti, Sergio Ramazzotti, Andreja Restek, Massimo Sciacca, Livio Senigalliesi e Francesca Volpi.
I loro piedi li hanno portati dove si può essere spazzati via da una mina o da un cecchino, i loro occhi di orrori ne hanno visti a iosa, in trincee polverose o negli ospedali bombardati. Ma non c’è solo la cruda testimonianza della vita in zona di guerra, nei loro racconti, bensì riflessi di un mestiere duro, quasi ascetico, di rapporti affettivi non facili da conservare, di scelte etiche non così scontate e di una quotidianità stravolta, dettata da circostanze in tutto e per tutto anomale. Va da sé che ognuno degli intervistati abbia il suo approccio personale, esperienze diverse da raccontare, un “timbro” che si riflette poi nelle magnifiche per quanto a volte terribili fotografie scelte, per illustrare al pubblico il proprio lavoro. Dal Centroamerica alla Siria, dal Donbass alle linee dei combattenti curdi, tante storie di (stra)ordinaria follia e sofferenza si accavallano. Sebbene nella primissima parte possa affacciarsi l’impressione di uno svolgimento fin troppo preciso, ordinato, strada facendo Francesco Del Grosso e Matteo Balsamo si rivelano sempre più spigliati nel cucire tra loro i differenti ritratti, individuando tematiche forti, avvalendosi sapientemente del montaggio per far scivolare un episodio sull’altro, appoggiandosi il più possibile all’ottimo, intenso commento musicale di Paolo Fosso. Perché comunque In prima linea è documentario che non si lascia inscatolare nelle logiche di altri format, resta sempre cinema allo stato puro (con la consapevolezza, semmai, dell’inevitabile confronto con autentici giganti, per esempio quel Wenders alle prese coi celebri reportage fotografici di Sebastião Salgado ne Il sale della terra), il che affiora da subito se si considera la pregnante eleganza della sequenza iniziale in camera oscura.

Stefano Coccia

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