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I Saw Three Black Lights

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VOTO: 8

L’ultimo viaggio di Caronte

Nella ricca e variegata line-up della terza edizione di Sognielettrici, il secondo lungometraggio di Santiago Lozano Álvarez, dal titolo I Saw Three Black Lights, è senza ombra di dubbio tra i film presentati in concorso alla kermesse milanese, laddove è transitato dopo l’anteprima mondiale nella sezione Panorama della 74esima Berlinale, quello che maggiormente si colloca su un piano più festivaliero e autoriale che squisitamente di genere, nonostante questo abbia comunque nel proprio DNA degli accenti fantascientifici legati a un fiabesco intreccio tra folklore e realismo. Un intreccio che gli ha permesso di esaminare in una maniera molto efficace e personale la confluenza contemporanea di spiritualità, guarigione tradizionale e conflitto paramilitare nella Colombia rurale.
Il tutto attraverso le vicende dell’anziano José de los Santos, uno sciamano che vive in un villaggio sulla costa colombiana del Pacifico. Da bambino ha imparato dagli antenati africani le arti rituali per accompagnare i morti nel cammino verso il riposo eterno. Un giorno, l’anima di suo figlio Pium-Pium, assassinato violentemente, gli annuncia l’imminenza della morte, esortandolo ad allontanarsi dalla sua casa. Questo lo spinge a intraprendere il suo ultimo viaggio, addentrandosi nella giungla per trovare un posto tranquillo dove morire, ma i gruppi militari illegali che controllano la zona mettono a repentaglio la sua transizione pacifica verso il regno dei morti.
Quella raccontata dal cineasta sudamericano è l’odissea bucolica di un Caronte che dopo avere accompagnato con le sue preghiere nell’aldilà migliaia di anime di defunti rimaste bloccate sulla Terra decide di condurre il suo corpo e la sua anima verso il riposo eterno. La giungla, laddove l’uomo avrà modo di incontrare sia persone che spiriti inquieti senza nome, viene di fatto trasfigurata e trasformata in un limbo simile a un Purgatorio sospeso tra la vita e la morte. Per giungere a destinazione il protagonista, interpretato da un intenso e partecipe Jesús María Mina, dovrà affrontare entrambi ricorrendo a tutte le “armi” in suo possesso. Questo tour fisico e spirituale si tramuta anche in un’occasione per l’autore, affiancato in fase di scrittura da Fernando del Razo, di trattare tematiche scomode e drammatiche per la Storia del suo Paese, ossia le pagine legate alle lotte afro-colombiane nelle zone rurali, dove le pratiche oscure del colonialismo, dell’imperialismo e della schiavitù hanno portato la popolazione a dovere fare i conti nel presente con minacce economiche, sociali e politiche.
I Saw Three Black Lights lascia il segno anche sul piano estetico-formale grazie al lavoro del direttore della fotografia Juan Velásquez che conferisce un calore emotivo a ogni scena nonostante la tavolozza cromatica viri principalmente verso i toni freddi di una giungla glaciale e ostile. Tagli di luce che si fanno a fatica largo tra la fitta vegetazione e i reverberi delle candele che squarciano l’oscurità della notte rendono tutto questo possibile. Discorso che si può estendere alla componente sonora, anch’essa di grandissima qualità nel suo essere parte attiva nella costruzione di un limbo dove il tempo sembra essersi fermato. Combinando parole ridotte al minimo a un silenzio assordante della giungla, la dolce marimba con il sordo pitter-patter della pioggia e il cinguettio degli uccelli, il sound designer José Miguel Enríquez riesce a restituire l’universo in tumulto e doloroso che è dentro e attorno al protagonista. Immagini e suono dialogano alla perfezione per dare forma e sostanza a un’opera complessa e stratificata, capace di trasmettere tantissimi contenuti ed emozioni cangianti a coloro che avranno la possibilità di vederla.

Francesco Del Grosso

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