Custodia cautelare
Avevano entusiasmato la platea del Far East Film Festival nel 2013 con la loro folgorante opera prima dal titolo Cold War. Due anni dopo Sunny Luk e Longman Leung tornano alla kermesse friulana per presentare in anteprima internazionale Helios, spy thriller dalle venature action di co-produzione cino-hongkonghese. Tra le pellicole più attese di questa 17esima edizione, Helios non soddisfa purtroppo le tante aspettative in essa riposte, riuscendo a strappare a malapena una striminzita sufficienza. Il merito è tutto dello spettacolo balistico offerto. Questo consente all’operazione di rimanere a galla, ma non compensa i limiti palesati dallo script. Ci troviamo a malincuore a fare i conti, infatti, con un progetto che dal punto di vista della confezione visiva offre numerosi motivi di interesse, a cominciare dalla fotografia per finire con una serie di scene d’azione davvero di ottima fattura che rispecchiano in pieno i valori espressi sul campo dalla cinematografia hongkonghese, grazie a grandi esponenti del calibro di Dante Lam e Johnnie To. Ed è proprio a loro che Luk e Leung sembrano rifarsi quando giunge il momento di pigiare il piede sull’acceleratore, passando così dalle parole ai fatti. In tal senso, i conflitti a fuoco nel covo e nell’area container, oppure il lunghissimo inseguimento con tanto di corpo a corpo tra le strade e i vicoli della città, non possono non riportare alla mente alcune sequenze chiave di Fire of Conscience e Breaking News. Con queste, il duo spara nelle vene degli spettatori di turno dosi massicce di adrenalina con il chiaro intento di stordirli, ma l’effetto si esaurisce non appena ci si ritrova di nuovo catapultati nel racconto.
La coppia hongkonghese porta sul grande schermo una pirotecnica caccia all’uomo. Il bersaglio è un criminale pluriricercato inafferrabile conosciuto con il nome di Helios, che si è impossessato di un ingente quantità di uranio per costruire armi di distruzione di massa. Per scongiurare la minaccia e catturarlo, gli ispettori Lee e Fan formano una task force composta da esperti di Cina, Corea del Sud e Hong Kong. L’ex protettorato britannico si trasforma in un autentico campo di battaglia dove si consuma una guerra su più fronti: da una parte le strade e vicoli della città; dall’altra i Palazzi e le stanze del potere. Ma in realtà, l’ordigno in grado di spazzare via l’intero nord-est asiatico è una patata bollente ancora più complicata da gestire, poiché dietro la sua custodia si celano ben altre questioni. Non è difficile, infatti, leggere fra le maglie dello script delle allusioni a scottanti questioni di attualità come le controversie e le tensioni fra hongkonghesi e cinesi del continente. Su e intorno ad esse, Luk e Leung costruiscono il tessuto drammaturgico di Helios, un tessuto così fitto da rischiare continuamente una saturazione. La mole di situazioni, personaggi e forze in gioco, costringono lo spettatore a tenere sempre alto il livello d’attenzione, ma nonostante la buona volontà e gli sforzi profusi, davanti ai numerosi cali di tensione e alle futili digressioni presenti nella sceneggiatura, si deve a conti fatti alzare bandiera bianca. Purtroppo, nemmeno i frequenti capovolgimenti delle posizioni dominanti fra le diverse fazioni, i dialoghi serrati o i colpi di scena con i quali i due registi infarciscono la timeline servono a invertire la rotta.
Francesco Del Grosso