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Hard Hit

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VOTO: 7.5

Schiatto alla risposta

Le sirene della regia possono essere così forti da spingere persino un montatore a mettere momentaneamente da parte il lavoro che svolge da anni per ritagliarsi una o più parentesi dietro la macchina da presa. Tanto per fare qualche nome, è successo a Walter Fasano, Esmeralda Calabria e a Jacopo Quadri, ma anche ad altri colleghi alle diverse latitudini che come loro hanno deciso di lasciare la sala di montaggio per andare in “prima linea” e affrontare il set in una nuova veste. Tra questi c’è il sudcoreano Kim Changju, che dopo avere preso parte a oltre settanta film, come ad esempio Snowpiercer, The Terror Live e Tunnel, ha fatto il grande passo nel 2021 dirigendo Hard Hit, presentato alla ventesima edizione del Florence Korea Film Fest.
Per il suo battesimo di fuoco la scelta è ricaduta non a caso su un progetto che, come molti altri affrontati da montatore, conteneva nel proprio DNA una fortissima componente spettacolare e un dosaggio altrettanto massiccio di azione e mistery. Quel progetto era il remake in salsa coreana di Desconocido, l’action-thriller spagnolo di Dani de la Torre del 2015 con il divo di casa Luis Tosar nei panni di direttore di una banca che mentre sta accompagnando i suoi figli a scuola a bordo di un SUV riceve una chiamata che lo informa di una bomba nell’autovettura pronta a esplodere. La stessa spiacevole e spietata sorte che è toccata ora al suo omologo asiatico Sung-gyu, direttore commerciale di un’importante istituto di credito di Busan che una mattina, mentre sta andando ad accompagnare i due figli a scuola in macchina, riceve una chiamata da un numero sconosciuto. Una voce misteriosa lo informa che c’è un ordigno piazzato sotto i sedili pronti a esplodere se uno dei passeggeri dovesse alzarsi. L’uomo inizialmente chiude la telefonata pensando sia una voice phishing, ma poco dopo assiste all’esplosione dell’auto di un suo collega, e improvvisamente diventa un sospettato di un attacco terroristico a Busan e viene inseguito dalla polizia. Riuscirà a dimostrare il contrario e a salvare se stesso e i suoi figli dal folle attentatore che lo ricatta dall’altra parte della cornetta.
Chi ha avuto modo di vedere l’originale conosce già la risposta, poiché il rifacimento, salvo qualche differenza non particolarmente sostanziale necessaria ad adattare qualche caratteristica del plot alla società sudcoreana, non muta il corso nativo degli eventi e di conseguenza nemmeno il destino dei personaggi coinvolti, a cominciare da quello del protagonista, qui interpretato con la medesima efficacia del suo predecessore iberico da Jo Woo-jin. Fisiologicamente ci sono dunque da registrare moltissime similarità con la matrice, anche se nel processo di riscrittura, Kim Changju prova a semplificare e a rendere più lineare le dinamiche, diminuendo il numero di situazione che porteranno alla resa dei conti. Ma in generale il cambiamento più significativo è quello della cornice, con l’azione di Hard Hit e la corsa contro il tempo del suo protagonista che la anima che si spostano dalle strade trafficate di La Coruna a quelle di Busan. La metropoli, con la sua famosa spiaggia di Haeundae, i ponti e i grattacieli, diventano il circuito di una battaglia al cardiopalma, combattuta sulla sottile linea di una tensione febbrile destinata a crescere di minuto in minuto.
Hard Hit rende giustizia all’originale, non ce lo fa rimpiangere. Già questa è una grande conquista, poiché la delusione quando si parla di remake è sempre dietro l’angolo. Ma Kim Changju riesce a tenerne il passo, lavorando in maniera ottimale sulle accelerazioni di ritmo e sull’esplosione della tensione, portando sullo schermo un film che assolve molto bene al suo compito, intrattenendo la platea di turno con un solido action-thriller.

Francesco Del Grosso

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