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Kingmaker

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VOTO: 8.5

L’ombra del potere

Vincitore del Gelso Viola (Purple Mulberry Award), il premio del pubblico MyMovies, alla 24ma edizione del Far East Film Festival, il sudcoreano Kingmaker di Byun Sung-hyun racconta uno spaccato di storia politica visto con gli occhi di un fine stratega, disposto ad usare ogni mezzo per far crollare la dittatura imperante nel Paese del Presidente Park e far trionfare la democrazia.

Seppur nel film vengano usati nomi di fantasia, il collegamento con la realtà storica è di facile deduzione; l’uomo che per primo ha minato il lungo regno di Park Chung-hee, quasi vincendo le elezioni del 1971 con il Nuovo Partito Democratico di opposizione, Kim Dae-jung, nel film diventa Kim Woon-bum (interpretato brillantemente da Sul Kyung-gu), mentre il Kingmaker del titolo, l’uomo – ombra, lo stratega elettorale di Kim, il misconosciuto Eom Chang-rok, nel film diventa Seo Chang-dae (uno straordinario Lee Dun-kyun, che ricordiamo in Parasite). Il film ripercorre l’ascesa a leader del NPD di Kim, la sua sfida al dittatore Park, tra sconfitte e vittorie, che porteranno alla sua elezione ed alla democrazia solo 25 anni dopo; ma accanto alla storia politica si svolge il rapporto non sempre facile tra potere ed ideali, incarnati dal machiavellico Seo ed il quasi utopico Kim.
Se è  vero, come disse Andreotti, che “Il potere logora chi non ce l’ha“, infatti, in Kingmaker l’unico ad apparire logorato è proprio Seo; Kim, visto qui ai suoi inizi, mette al primo posto i suoi ideali ed una visone ‘pulita’ della politica, visione che lo contrappone in modo deciso al ‘fine che giustifica i mezzi’ dello stratega Seo.

Fotografia e scenografie eccelse e di forte impatto ripercorrono le tappe della scalata di Kim; ma il cuore dell’opera è l’equilibrio necessario eppure instabile tra i due personaggi principali e le loro differenti visioni politiche. Il fine giustifica davvero i mezzi? Per realizzare i propri ideali occorre vincere; e Seo dimostra a Kim che per vincere occorre agire anche subdolamente ed in modo disonesto, portandolo fino alla sua nomina al congresso del partito. Ma la differenza di visioni non permetterà mai a Seo di emergere nell’entourage politico di Kim, che se ne servirà sempre lasciandolo nell’ombra. E nell’ombra è stato il vero Seo, l’Eom Chang-rok stratega di Kim Dae-jung, sulla cui personalità e motivazioni  poco è trapelato; cosa che ha permesso al regista di creare con maggior libertà il suo personaggio. Un personaggio complesso, con luci ed ombre, interprete nella pratica politica della Corea del Sud degli anni 70 dell’insegnamento del Principe di Machiavelli: qualsiasi azione del Principe per il Bene dello Stato è lecita, anche se in contrasto con le leggi della morale. Cosi,  per Seo la politica deve distaccata  dalla morale; per lui, che riconosce la visione idealista di Kim e vuol aiutarlo a realizzare il cambiamento che egli stesso desidera, ‘il fine giustifica i mezzi’, e se il fine è il cambiamento del mondo auspicato da Kim, allora ogni mezzo è lecito per far sì che abbia il potere di farlo. Ma anche Seo ha, in fondo, se non una precipua sete di potere, quantomeno la necessità che il suo operato venga riconosciuto: l’uomo-ombra vuol uscire alla luce. Questo sarà il punto che incrinerà il diamante grezzo dell’alleanza tra Kim e Seo: l’idealismo politico del primo, infatti, pur riconoscendo le capacità ed il fondamento di verità nelle  tecniche proposte del secondo, non gli permetterà mai di fargli avere un posto di primo piano al suo fianco causando infine la rottura tra i due. E, suggeriscono sceneggiatura e regia, finanche la sconfitta di Kim alle elezioni presidenziali decisive, che allontaneranno il sogno democratico,  lasciando Park al potere per altri 25 anni.

Lo stretto rapporto tra fare ciò che è giusto e fare ciò che è giusto per il Paese si estrinseca chiaramente lungo la narrazione di Kingmaker; mantenere il difficile equilibrio politico tra necessità e morale è il nodo cruciale, ma esprime anche la domanda delle domande: fino a che punto, il fine giustifica i mezzi?

Michela Aloisi

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