Minaccia in volo
Mentre fervono tra la Puglia e la Basilicata i preparativi per l’inizio delle riprese ad agosto di La Resurrezione di Cristo, il sequel di La Passione di Cristo, la cui uscita nelle sale è prevista ad aprile 2026, nei cinema nostrani esce l’8 maggio con Eagle Pictures l’ultima fatica dietro la macchina da presa di Mel Gibson dal titolo Flight Risk – Trappola ad alta quota. Un film di ben altro tono e genere, questo, se si pensa alla pellicola a sfondo biblico della quale l’attore e regista statunitense si appresta a girare il secondo capitolo, ma in generale della sua intera filmografia da cineasta, che ad oggi conta sei lavori. Si tratta di qualcosa di diverso, decisamente più leggero e votato al puro intrattenimento rispetto alle opere precedentemente dirette e più vicine a quelle che ha interpretato nell’arco delle sua carriera davanti la cinepresa.
L’occasione di proporre e confrontarsi con qualcosa di differente gliel’ha data la sceneggiatura dell’esordiente Jared Rosenberg, che Gibson è andato a pescare direttamente nell’annuale Black List di quelle made in USA non ancora prodotte, per realizzare una pellicola che lo ha riportato alla regia a otto anni di distanza da La battaglia di Hacksaw Ridge. Si tratta di un godibile film d’azione senza particolari pretese autoriali che nel look sembra strizzare l’occhio a certe produzioni dei 90s. Il respiro infatti è un po’ quello dei B-movie senza fronzoli, teso ed efficace nel cercare di regalare al pubblico uno spettacolo a buon mercato, che ricorda prodotti analoghi di quegli anni, con la mente che torna diritta a Con Air o ad Air Force One. Di quel tipo di cinema, Flight Risk condivide lo spirito, le motivazioni e le caratteristiche genetiche, ma nel caso specifico anche la presenza di un conflitto, di un pericolo e di una minaccia seria ad alta quota come anticipato dal sottotitolo. Sono quelli che si trova suo malgrado ad affrontare la U.S. Marshal Madelyn Harris, incaricata di scortare “Winston”, un pentito che deve testimoniare a un importante processo di mafia. Ma mentre il loro aereo, un piccolo biplano, sta sorvolando la Catena dell’Alaska, scopre che il pilota, Daryl, è in realtà un sicario inviato a uccidere lo scomodo passeggero.
Tanti sono i film realizzati in passato che condividono parte di questi ingredienti nel plot, con Red Eye, Flightplan, United 93 o Emergency Declaration che si vanno ad aggiungere ai già citati. Il ché non gioca di certo a favore di una scrittura che quindi scarseggia e forse nemmeno di preoccupa di essere originale. La mission di Gibson in tal senso è come già detto intrattenere ed è quello che prova e riesce a fare al netto di una narrazione e di una drammaturgia che seguono uno schema centrale abbastanza ripetitivo, che tuttavia riesce a tenere sempre alta la tensione, concentrando gran parte dell’azione nella claustrofobica location, come era accaduto a suo tempo in Altitude, opera prima del fumettista Kaare Andrews in cui una ragazza si trova a lottare da sola contro una forza soprannaturale che prova in tutti i modi ad abbattere e fare precipitare l’aeroplanino da lei pilotato. Anche nella pellicola di Gibison la protagonista deve in un certo senso lottare sia con un fattore esterno che interno, laddove il primo è rappresentato dalle condizioni meteorologiche avverse e dal disperato tentativo di riportare a terra il velivolo, mentre il secondo è un avversario in carne ed ossa e non un’entità.
La differenza sta dunque nel fatto che il nemico in Flight Risk è fisico e ha le fattezze di un criminale psicopatico. A interpretarlo un Mark Wahlberg che veste i panni di uno spregevole cattivo sopra le righe, quasi caricaturale, che si spinge ben oltre quello da lui impersonificato in Paura di James Foley. Ma non è tanto lui a rubare la scena, bensì una altrettanto efficace e convincente Michelle Dockery, l’indimenticabile Lady Mary Talbot di Downton Abbey, che si carica sulle spalle il peso di una figura, quella dell’agente federale, che deve lottare al contempo con una minaccia reale e con i fantasmi del passato che tornano a bussare alla sua mente.
Francesco Del Grosso









