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Entrails of Savage Capitalism

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VOTO: 7,5

Aggiungi il capitalismo a tavola che c’è un nemico in più!

Straniante, cattivo, dissacrante, a tratti persino disgustoso e quindi, quasi conseguentemente, assai riuscito, il lavoro cinematografico che ha trionfato nella sezione cortometraggi del Monsters – Fantastic Film Festival: il premio per il miglior film è andato infatti al belga Entrails of Savage Capitalism (Éloge du Capitalisme Sauvage, 2024) di Julian Cescotto, presentato a Taranto in anteprima mondiale.
La giuria composta dal regista Ivan Saudelli, dal distributore Paolo Ferretti e dal programmer e conservatore Anthony Ettorre ha espresso la seguente motivazione: “Per la brutale semplicità e l’ansiogena efficacia narrativa che costringono lo spettatore a subire, senza via di scampo, una presa di coscienza sociale attraverso una coraggiosa e disturbante satira politica”.

Entriamo pure nel dettaglio di questa provocazione, così cruda sia sul piano estetico che in merito a una narrazione sconcertante, oscena, sin dalle battute iniziali. All’apparenza una normale famiglia a tavola. “Normale”? Il capriccioso figlioletto ha in realtà un volto talmente deforme, ripugnante, grottesco, da risultare a malapena umano. Chucky forse lo sembrerebbe di più. Altrettanto spiazzante è l’accondiscendenza con cui lo trattano i genitori, dalle sembianze invece comuni, gradevoli, ma così succubi da sentirsi costretti a mettere in pratica qualsiasi follia l’orrendo rampollo proponga loro. Compreso divorare i propri escrementi.
Quando si pone sul piatto (qui letteralmente) una prospettiva scatologica così marcata, si tratti del Pasolini di Salò o le 120 giornate di Sodoma, dei sublimi eccessi di John Waters, dell’arguto sberleffo operato da Roman Polański in The Palace o del più recente The Visitor firmato dal sempre provocatorio Bruce LaBruce, ci vuole davvero poco per scovare una chiave politica, la cui lettura difficilmente potrà non essere critica, ironica e possibilmente anti-capitalista. Non a caso, nelle note di regia riguardanti una figura ripugnante come il piccolo Toto e l’aberrante vicenda cucitagli addosso, così si è espresso il bega Julian Cescotto: “Il personaggio di Toto rappresenta il “capitalismo selvaggio”. Si noti che il nome “Toto” è conosciuto in lingua francese come il personaggio di un assurdo scherzo per bambini. È deliberatamente orrendo, dal suo aspetto fisico (che solo gli spettatori sembrano vedere) alle sue intenzioni e può essere visto come l’esacerbarsi di un male ordinario che sta lentamente corrodendo la società.
Per raccontare un argomento del genere è necessaria una certa dose di umorismo. Nel mio piccolo, ho cercato anche di usare immagini scioccanti e dirette per suscitare un certo rifiuto negli spettatori, ma anche per farli riflettere sul funzionamento problematico e sulle contraddizioni di un sistema economico che sta corrompendo endemicamente la vita quotidiana, fino al nucleo familiare, di solito considerato come qualcosa di tranquillizzante e rassicurante.
E chiunque abbia assistito al corto sa bene come la metafora venga portata alle estreme conseguenze. Attraverso dialoghi da teatro dell’assurdo, in cui anche il “politicamente corretto” tristemente in voga ai giorni nostri viene triturato e ridotto in polvere. Per approdare poi al conturbante, sconcertante epilogo, laddove la poco amena famigliola, resa ostaggio di quel beffardo simulacro del capitalismo, si ritroverà in balia di sconsiderati e letali impulsi (auto)distruttivi.

Stefano Coccia

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