Storie poco originali di amori e fantasmi
Amori e vite spezzate, romantici fantasmi e incontri soprannaturali. Questi gli ingredienti alla base di Endless, dramma per un pubblico soprattutto adolescenziale che prende le mosse dalla tragedia che colpisce la ventenne Riley (Alexandra Shipp). Ormai finite le superiori, per la ragazza è tempo di scegliere il college che le permetterà di seguire le orme dei genitori, brillanti e benestanti avvocati. L’estate che precede la sua partenza, però, inizia la sua relazione con Chris (Nicholas Hamilton) che, come ci racconta lei stessa in voce narrante già durante le prime scene, è una persona estremamente diversa da lei: umili origini, poca attitudine allo studio ma molto preso da sport agonistico e motori. Nonostante questo i due si amano alla follia e, quando Riley rivela i suoi propositi di abbandonare la piccola città in cui vivono per frequentare la prestigiosa Georgetown University, la lite è inevitabile. Essendo ad una festa della migliore amica della ragazza, Chris decide, già che c’è, di affogare le sue amarezze nell’alcol. Troppo ubriaco per guidare l’adorata moto verso casa, Riley decide di accompagnarlo facendosi prestare un’auto ma, per un crudele scherzo del destino, hanno un terribile incidente che uccide Chris. Da questo momento in poi è durissima per la giovane cercare di fare i conti con l’improvvisa perdita e con i sensi di colpa: detestata dalla madre di lui, che la reputa colpevole della spaventosa tragedia, e lasciata sola dai poco empatici genitori di lei che, da bravi avvocati, pensano più che altro a come evitare alla figlia conseguenze legali per l’accaduto. A sorpresa però, il dolce Chris diventa un fantasma, la segue ovunque e, grazie al loro legame profondissimo e speciale, riesce perfino ad apparire alla sua ancora viva amata. Uno spirito guida incontrato per puro caso, il fantasma degli anni ’80 Jordan (DeRon Horton), insegna intanto a Chris come si vive da spettro e quali sono i poteri speciali che li contraddistinguono. Ma i due ectoplasmi, a forza di esperimenti, scopriranno presto che apparire ai vivi non è il dono che sembra. Si annuncia una difficile e sofferta decisione. Riusciranno Riley e Chris a dirsi finalmente addio, a lasciar andare un amore che sembra essere l’unica cosa a tenerli ancora vivi?
Scott Speers torna a dirigere un film sui fantasmi dopo Sei ancora qui (2018), evidentemente affascinato dalla materia. Già firma di una lunga serie di videoclip ed episodi televisivi, l’abilità nell’inquadratura si fa notare. Nonostante questo, il fallimento incombe sulla pellicola che ricorda fin da subito tanti altri titoli già visti. Inevitabile è soprattutto il confronto con il celebre Ghost (1990) che, oltre ad essere meglio riuscito, risulta anche più interessante nello svolgimento della storia. L’accostamento è così ovvio che, consapevolmente, lo stesso Speers decide di citare e omaggiare la famosa scena in cui Patrick Swayze e Demi Moore erano impegnati nel modellare un vaso di creta. Forse ben consci di una trama troppo esile, dai personaggi bidimensionali e poco sfruttati (il più interessante paradossalmente è Jordan, tragico spettro giramondo dal 1987), gli autori cercano di mantenere la durata davvero al minimo, un’ora e mezza appena per conoscere le sorti dei nostri tormentati amanti. Ma è anche vero che, proprio quando il film sembra avere qualche buon momento, le scene finiscono per interrompersi bruscamente, troppa la fretta di Speers di passare oltre e di mostrarci cosa avviene dopo. Alcuni dei passaggi narrativi ci vengono perfino “raccontati” dai protagonisti durante i loro superficiali dialoghi, senza che si possa assistere effettivamente allo svolgersi completo dei fatti. Arriviamo così ad un finale scontato ma senza essere mai stati realmente coinvolti. Non sempre la conclusione di un film è una sorpresa, anzi quasi mai lo è in generi come questo, ma è importante il percorso che gli spettatori si trovano a compiere, il coinvolgimento emotivo con i personaggi e lo sviluppo comunque appassionante dell’intera vicenda. Qui vediamo solo fantasmi che riescono addirittura a baciare con la lingua la propria (forzatamente) ex ragazza e qualche trucco, un po’ troppo furbo e scoperto, per cercare la lacrima facile in qualche sedicenne preda dei propri ormoni.
Massimo Brigandì