A parti invertite
Dal 2011 il Trento Film Festival ha istituito una vetrina ad hoc all’interno del proprio cartellone che accompagna lo spettatore di turno alla scoperta di una nazione e del suo territorio attraverso il cinema, e non solo. Così dopo l’Irlanda, la sezione speciale della kermesse trentina denominata “Destinazione…” è stata dedicata in quest’anno all’Argentina, Paese con il quale la Regione che ospita la manifestazione ha intessuto nei secoli un legame profondissimo, tra migrazioni e imprese alpinistiche. Per quanto riguarda l’aspetto squisitamente cinematografico la scelta ha anche una grande valenza e importanza non solo sul piano artistico. A causa di una flessione dei contributi pubblici, infatti, la filiera produttiva argentina rischia di uscire dall’attuale congiuntura economica e politica con un ridimensionamento importante e preoccupante. Accendere un faro adesso sulla sua produzione era dunque fondamentale proprio per sottolineare l’imprescindibilità, a livello artistico internazionale, del cinema di Buenos Aires e dintorni. Ecco allora che nella line-up della 73esima edizione hanno trovato spazio due restauri e diverse anteprime internazionali. Tra queste c’era una delle principali sorprese della passata stagione, ancora inedita sugli schermi nostrani, ossia El aroma del pasto recién cortado (The Freshly Cut Grass) di Celina Murga.
La pellicola, vincitrice del premio per la migliore sceneggiatura al Tribeca Film Festival 2024, ha segnato il ritorno dietro la macchina da presa della regista di Paraná a dieci anni esatti da La tercera orilla. Tra l’latro con la produzione esecutiva di Martin Scorsese in persona. Ed è proprio sulla scrittura e sulla complessa architettura narrativa e drammaturgica nata dalla collaborazione tra la Murga e un team formato da Gabriela Larralde, Lucía Osorio e Juan Villegas, che si poggiano le fondamenta dell’opera in questione. L’architettura, le sue stratificazioni e il modus operandi in questo caso rappresentavano il baricentro su e intorno al quale ruotava il tutto. Senza di esso il film, questa volta più che mai, non esisterebbe perché legato a doppia mandata all’idea alla base del plot e del giro di vite dei personaggi principali. Lo stesso tipo di dipendenza dalla scrittura per intenderci che c’era in Perfetti sconosciuti. Venuti meno l’espediente e l’idea di partenza che muovevano il racconto il film di Genovese non avrebbe avuto motivo di esistere. La medesima dipendenza che caratterizza anche la pellicola della collega sudamericana che si regge interamente su un gioco di specchi, senza giudizi né luoghi comuni, tra le rispettive crisi coniugali di due professori universitari. Si tratta di due storie che hanno come protagonista da una parte un uomo e dall’altra una donna che scorrono parallelamente negli stessi spazi geografici e topografici ma in temporali diversi, rispecchiandosi, senza però mai intrecciarsi. Il risultato è una successione di situazioni similari che assomigliano a dei déjà-vu, che spesso si diversificano per un minimo dettaglio, ma che mostrano la disparità di genere e la differenza di trattamento se al centro di una determinata situazione incresciosa e potenzialmente pericolosa si trovasse una persona di sesso maschile piuttosto che una femminile. Pablo è un professore universitario sposato con due figli. Inizia una relazione segreta con una studentessa. Allo stesso tempo, Natalia, una professoressa universitaria, sposata con due figlie, si lancia in una storia d’amore segreta con uno studente. Nessuno dei due immagina le conseguenze delle proprie scelte. Loro no, ma lo spettatore si. Non è difficile immaginare come andrebbe a finire e a favore di chi. Su questo dato di fatto che gli autori hanno costruito e sviluppato lo script e il racconto.
El aroma del pasto recién cortado è essenzialmente un film che non punta sull’originalità ma come detto sul meccanismo che lo regola. Tutto ruota e si sviluppa intorno ad esso, compreso il tema centrale di cui sopra. È nel perfetto funzionamento del meccanismo in questione il valore aggiunto dell’operazione, così come nelle efficaci performance del gruppo di interpreti chiamati in causa, nel quale spiccano Joaquín Furriel e Marina de Tavira. Anche il loro è un contributo fondamentale.
Francesco Del Grosso