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E-Team

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VOTO: 8

L’attivismo che conta e che fa la differenza

E-Team, diretto da Katy Chevigny e Ross Kauffman, già vincitore del premio Oscar per Born Into Brothels nel 2004, è un film coraggioso che mostra il lavoro arduo e difficile di una delle organizzazioni più famose e importanti, la Human Rights Watch. La quale finalmente acquisisce un volto più umano e meno istituzionale con i quattro protagonisti del documentario, quattro attivisti che sono parte della Emergency Team.
Il film inizia nel 2013, con Anna Neistat e Ole Solvang che ascoltano le testimonianze di alcuni siriani mentre raccontano l’attacco aereo del governo le cui bombe hanno ucciso circa 200 civili, tra cui molti bambini. Non è un lavoro semplice quello che Anna e Ole fanno. Mentre raccolgono informazioni, si sente un boato, come se un altro attacco stesse per arrivare. Un falso allarme, per fortuna, ma c’è abbastanza adrenalina nella prima scena per capire che la loro missione non è uno scherzo: raccogliere testimonianze, chiedere particolari difficili da raccontare per una popolazione annientata dal tanto dolore e la perdita di tanti cari. Eppure pian piano nel film, si capisce che non si tratta di un lavoro da scoop giornalistico, ma che la costanza degli investigatori ha una sua finalità: quella di mettere insieme il maggior numero di informazioni possibili da catalogare in report dettagliati da diffondere ai media e ai governi per mettere in luce i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani attuate in alcuni paesi.
Gli altri due membri della E-team sono Peter Bouckaert, un esperto di armi da guerra, e Fred Abrahams, il più giovane dei quattro, colui che portò in tribunale il dittatore Slobodan Milosevic. Peter e Fred lavorano invece in Libia, intervistando i superstiti dagli attacchi di Gheddafi contro i manifestanti e altri civili nel 2011.
La crudeltà raccontata e mostrata in alcune scene del film è spesso disarmante per l’apparente freddezza  e accuratezza delle ricerche degli attivisti.
Anna e suo marito Ole visitano regolarmente campi di battaglia in Siria, ma in una delle scene che tiene lo spettatore con il fiato sospeso, viene rivelato come la coppia riesca ad entrare nel paese assediato dal governo di Assad, passando dalla Turchia, nel cuore della notte, attraversando il confine a piedi, tra il spinato filo e le deserte praterie siriane. Poco dopo veniamo a sapere che Olga è incinta di qualche mese, lasciando lo spettatore del tutto sorpreso dalla determinazione della donna russa nel voler portare a termine il suo lavoro.
Kauffman e Chevigny sono bravi a mostrarci il lato più umano dei quattro attivisti. Il loro stile di vita borghese è in contrasto con le condizioni pericolose e meno agiate del loro lavoro, ma proprio questo divario ci mostra l’importanza della loro lotta.
Dalle scene più coraggiose si passa a quelle più tranquille, dove vediamo gli stessi nelle loro case, nel ruolo di genitori. Gli obblighi globali si alternano a quelli familiari. E se ovviamente la famiglia è una priorità, il lavoro può prendere il sopravvento per settimane se non mesi, perché, come afferma Peter Bouckaert, si prova una certa soddisfazione a catturare le persone cattive. Soddisfazione che spesso però costa molto cara, come al fotoreporter americano James Foley, al quale è stato dedicato il film, uno degli operatori del documentario morto diversi mesi fa e ucciso dal gruppo terrorista dell’ISIS.
Il documentario espone delle dinamiche socio-politiche delle quali non siamo spesso a conoscenza. Poiché sono parte di una organizzazione indipendente, i membri di E-Team denunciano quello che ritengono sia giusto portare alla luce. Sapendo che il governo russo sostiene il regime di Assad, Anna organizza una conferenza stampa a Mosca per presentare i risultati della sua ricerca in Siria. I momenti più simpatici di Anna che arriva a casa dei genitori, si contrastano a quelli più tesi dove viene insultata da giornalisti locali di essere parte di un complotto contro la Siria, che appunto la Russia sostiene apertamente. Nonostante le accuse pesanti, Anna si dimostra forte e convinta. La stessa determinazione viene mostrata nel materiale di archivio di Fred che espone le sue ricerche fatte contro il dittatore Milosevic durante il processo nel tribunale internazionale, accusato di crimini contro l’umanità. Una scena che dimostra le conseguenze e l’importanza di un tale lavoro.
I quattro attivisti sono degli eroi, ma  non hanno bisogno del mantello alla Superman o alla Batman, perché il loro successo può essere descritto come un successo della coscienza pubblica. E-Team è un documentario importante per dimostrare che l’informazione è lo strumento necessario per evitare l’indifferenza.
Il documentario è stato distribuito negli Stati Uniti da Netflix, che ormai si sta confermando essere al vertice della distribuzione di documentari improntati ad argomenti sociali. Prima di E-Team, ricordiamo The Square, nominato l’anno scorso agli Oscar e Virunga, anch’esso nominato agli Oscars.

Vanessa Crocini

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