Il primo film di Laurel e Hardy
Duck soup è un’espressione inglese che sta a significare qualcosa di estremamente facile, un gioco da ragazzi, bazzecole, così come è stato tradotto qui a Pordenone. Esattamente il contrario di quanto attiene alle commedie di Stanlio e Ollio, dove ogni situazione apparentemente non complessa è pronta a scatenare una catena d’irresistibili gag. L’espressione in questione (in maniera chiaramente ironica) è anche il titolo del “primo film di Laurel e Hardy”, datato 1927, la proiezione del cui restauro, ancora parziale, come è stato sottolineato, costituisce una delle cosiddette ciliegine sulla torta del programma dell’edizione 2019 delle Giornate del Cinema Muto.
Duck Soup è stato creduto a lungo smarrito, almeno fino al 1974, quando ne è stata scoperta una riedizione. Adoperando anche alcuni tagli di censura che si sono rivelati fondamentali per la ricostruzione di molte didascalie, la Lobster Film, la Library of Congress e il British Film Institute hanno collaborato per realizzare questo nuovo restauro, che ora sta migrando di festival in festival.
Il film, della durata di 21 minuti e diretto da Fred Guiol, sotto la supervisione di Leo McCarey, vede assieme Stan Laurel e Oliver Hardy per la prima volta nella coppia che li renderà celebri in tutto il mondo, anche se i nomi dei due personaggi non sono ancora stabiliti e il loro sodalizio non è ancora del tutto definito (lo diventerà poco più tardi in Putting Pants on Philip di Clyde Bruckman).
In Duck Soup i due sono degli squattrinati vagabondi che, per sfuggire all’arruolamento nella guardia forestale, si nascondono nella villa di un ricco cacciatore, momentaneamente assente, e s’improvvisano proprietari dell’edificio. Ovviamente l’imprevisto è dietro l’angolo e si materializzerà con l’arrivo di una coppia aristocratica, decisa a comprare la villa. Ollio si fingerà il padrone di casa mentre Stanlio si vedrà costretto ad indossare (letteralmente) i panni della domestica Agnes. Mantenere in piedi la farsa non sarà facile.
Va detto che la star del film doveva essere Madeline Hurlock, che aveva già recitato in alcuni lavori di Mack Sennett e che qui interpreta la donna della coppia marito e moglie che ha intenzione di acquistare la villa. Altezzosa e sicura di sé e della propria altolocata posizione sociale, ella metterà in difficoltà Stanlio nel momento in cui, credendolo effettivamente la domestica della casa, gli chiederà di prepararle un bagno e si mostrerà seminuda davanti ai suoi occhi (un’altra piccola storia di travestimenti alle Giornate, dopo quella, certamente molto diversa, della Marion Davies di Beverly of Graustark). Per quanto riguarda, invece, la già formidabile coppia formata da Laurel e da Hardy, si può notare come i rapporti tra i due comincino a definirsi: Ollio è il gradasso della situazione, comanda a bacchetta Stanlio, ma le sue idee non portano a nulla di buono, mentre il suo compare, goffo, impacciato e un po’ tonto (con quel continuo e iconico sbattere delle palpebre targato Laurel) subisce le decisioni sbagliate del partner e le porta alle estreme conseguenze.
Adattamento da uno sketch del padre di Laurel, Arthur J. Jefferson, Duck Soup ebbe un una versione sonora nel 1930 (Another Fine Mess). McCarey riadopererà il titolo del film per un altro suo lavoro realizzato nel 1933, questa volta con i fratelli Marx. Adorabile lo sfortunato finale, in cui Stanlio e Ollio, catturati dalla guardia forestale, si vedranno costretti a spegnere alcuni incendi e, maldestri come sempre, troveranno assai difficile adoperare la pompa d’acqua, con un effetto comico che richiama vagamente alla memoria quello de L’arroseur arrosé dei fratelli Lumière.
Marco Michielis