Sotto gli occhi di tutti
Per chi già conosce Eva Collé saprà quanto complesso e controverso possa essere il suo identikit. Al contrario, per coloro che della figura in questione non ne sanno assolutamente nulla, la visione del documentario che Pia Hellenthal le ha dedicato dal titolo Searching Eva, presentato alla 69esima Berlinale e al 24° Milano Film Festival prima dell’uscita nelle sale con la Dreamcatchers Entertainment, può rappresentare un’ottima occasione per avvicinarla e scoprirne i molteplici aspetti di un profilo “liquido” e cangiante, allergico per indole a qualsiasi etichetta o tentativo di identificazione. Di conseguenza, riuscire a restituirne un ritratto è e deve essere stata una vera impresa. Il fatto di esserci riuscita, attraverso un’opera altrettanto indefinibile, che solo per comodità andiamo a iscrivere nella famiglia del cinema del reale, è già di per sé un risultato del quale tenere conto al momento del giudizio.
Searching Eva è una pellicola dalla forma ibrida che dal documentario di osservazione e pedinamento passa al video-diario in cui la protagonista racconta e si racconta sino alla performing art. Il tutto in un battito di ciglia, mediante un processo reversibile che vede un continuo passaggio di testimone tra stili e linguaggi. Il che genera una biografia assolutamente atipica che ci immerge a 360° e senza filtri nel mondo della scrittrice, attivista, ex tossicodipendente, femminista, ribelle, modella e sex worker. Un mondo, il suo, che si muove con schizofrenia tra il reale e la rete, in un palleggio insistito che la regista tedesca ha saputo raccontare e mostrare con estrema chiarezza e sintonia. La stessa che si percepisce nella dialettica e nello scambio reciproco che si è venuto a instaurare tra la protagonista, l’autrice del documentario e la macchina da presa. Quanto basta per dare vita a un’interessantissima riflessione sui social media e l’identità.
Searching Eva quindi va ben oltre l’aspetto biografico per girare attorno a ciò che accade quando qualcuno fa crollare le barriere dell’intimità e si espone fino in fondo. In tal senso, la Collé si mette a nudo non solo fisicamente, ma anche mentalmente e umanamente. Si confronta costantemente con la vita in un tour senza sosta in giro come una “randagia” tra l’Italia (torna da amici e parenti) e Berlino (tra le strade, i tanti appartamenti dove va a vivere e le camere d’albergo dove esercita), ma anche con il suo universo parallelo, il web, in uno scontro/incontro con chi quell’universo lo popola e quotidianamente l’attacca, la difenda, la offende, la difende e chi ne segue il modello (citazioni di seguaci anonimi e conversazioni incensurate). La Hellenthal ci catapulta senza rete di sicurezza in questo viaggio fisico e artificiale, abbattendo qualsiasi tipo di muro e di autocensura, cosciente che solo così si può raccontare veramente e sinceramente una personalità che quelle protezioni le ha da tempo frantumate, mandandole in mille pezzi.
Francesco Del Grosso