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Dreams

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VOTO: 7

Barriere

Quando ci si accinge a guardare un film di Michel Franco, non si sa mai cosa aspettarsi. Già, perché, di fatto, il cineasta, già più volte premiato al Lido (sia in qualità di produttore che di regista), non sempre ha convinto pubblico e critica, camminando spesso in equilibrio precario sulla sottile linea che divide il lecito dal moralmente discutibile. Cosa aspettarsi, dunque, dalla sua presenza in concorso al 75° Festival di Berlino con Dreams, la sua ultima fatica? Naturalmente, anche in questo caso ci troviamo davanti a un’opera che può facilmente dar adito a innumerevoli discussioni, sollevando una serie di quesiti morali non soltanto per le vicende dei due protagonisti in sé (sebbene le dinamiche che vengono a stabilirsi tra loro siano già di per sé piuttosto interessanti), ma anche – e soprattutto – perché non potremmo dire con esattezza, al termine della visione, da che parte stia realmente lo stesso regista.

Ad ogni modo, la storia messa in scena in Dreams potrebbe inizialmente sembrare una classica storia d’amore tossica, ma, in realtà, presenta situazioni molto più complesse di quanto inizialmente possa sembrare. Fernando (impersonato da Isacco Hernandez), dunque, è un giovane e talentuoso ballerino messicano che ha da tempo una relazione con Jennifer (Jessica Chastain), ereditiera e filantropa che ha diversi anni più di lui e che si reca spesso in Messico al fine di sostenere economicamente con la sua azienda la scuola in cui lavora Fernando. Quest’ultimo, sognando di diventare una stella della danza, decide di rischiare il tutto per tutto e di raggiungere Jennifer a San Francisco (dove la donna vive abitualmente), attraversando il confine illegalmente. Tutto, inizialmente, sembra andare per il meglio, se non fosse per il fatto che la stessa Jennifer non sembra realmente pronta a condividere la sua quotidianità con il ragazzo e a ufficializzare la loro relazione con amici e parenti. Cosa accadrà in seguito?
Dreams, dunque, è un continuo rincorrere e rincorrersi, per un riuscito crescendo di tensione che – fortunatamente! – finisce per rivelarsi molto meno scontato e retorico di quanto inizialmente possa sembrare (fatta eccezione per un importante risvolto di sceneggiatura un po’ troppo prevedibile). Jennifer, nel momento in cui si rende conto di rischiare di perdere per sempre Fernando, fa di tutto per riconquistare la sua fiducia. Eppure, ben presto, le solite problematiche si ripresentano: ella non se la sente di rendere pubblica la loro relazione (anche a causa delle pressioni da parte di suo padre e di suo fratello, con cui lavora a stretto contatto), preferendo viversi il tutto in Messico, lontano da casa, in una sorta di “mondo parallelo”. Per quanto tempo Fernando è ancora disposto ad accettare la situazione?

Naturalmente, Michel Franco non ha paura di calcare la mano, senza risparmiarci davvero nulla. Ma, improvvisamente, si giunge a una sorta di punto di non ritorno in cui (apparentemente) ognuno è vittima e carnefice allo stesso tempo. Ed è qui che il presente Dreams inizia a offrirci davvero interessanti spunti di riflessione. Per passare dalla ragione al torto spesso basta un nonnulla. Ma, in tutto ciò, il regista da che parte sta? Questo, probabilmente, non ci è mai dato da sapere. Ma ecco che improvvisamente, salta fuori un terzo “colpevole” (che, in realtà, è sempre stato lì presente): una politica estremamente rigida nei confronti del Messico, una politica improntata sull’odio e sulla paura di chi viene “dall’esterno”, una politica che altro non fa che mietere vittime ogni giorno e che priva l’essere umano, ogni essere umano, di ogni qualsivoglia barlume di umanità.
E così, letto in questa chiave, ecco che Dreams acquisisce un significato e un valore diverso. Se a tutto ciò aggiungiamo il fatto che il film in sé, sia per la sceneggiatura pulita e lineare che per le ambientazioni stesse (spesso lussuose, ma anche incredibilmente claustrofobiche), che, come già menzionato, per un riuscito crescendo di tensione, si lascia seguire con interesse dall’inizio alla fine, ecco che questa volta Michel Franco se l’è cavata. Ma chissà quanti pareri discordanti ci saranno sull’argomento. E se fosse stata anche questa, in realtà, una delle principali intenzioni del regista?

Marina Pavido

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