L’amore vince sempre
Lorenzo (Giampaolo Morelli) ed Elena (Andrea Delogu) sono un uomo e una donna incontratisi nel corso di una vacanza a Las Vegas nel 1999. I due giovani, spensierati, decisero di sposarsi seguendo una cerimonia simile a quella proposta in Una notte da leoni di Todd Phillips. Lungometraggio dal quale sembra esser nata la sceneggiatura del film diretto da Umberto Carteni, alla sua terza esperienza cinematografica. Vent’anni dopo i due non si conoscono più, Lorenzo convive con Lucio (Ricky Memphis) e si occupa di scrivere discorsi per autorità e politici, Elena invece è una ricercatrice in carriera prossima al matrimonio con il ricco broker Giannandrea (Gian Marco Tognazzi). La sua consulente legale e amica Sara (Grazia Schiavo) la pone davanti ad un grosso problema. Per potersi risposare in Italia, la donna deve annullare le precedenti nozze. La coppia si rincontrerà vent’anni dopo pronta per dirigersi a Las Vegas per firmare i documenti. Ma una volta raggiunta la città del peccato, qualcosa nei personaggi sembra cambiare e quello che sembrava essere un film lineare assume un tono più da black comedy. Come anticipato, diventerà Una notte da leoni con i due ex coniugi che approfitteranno del tempo a Las Vegas per ripercorrere anche i tempi passati. I due finiranno addirittura a giocare al casinò con il giudice (Vincent Riotta) che li aveva accusati in precedenza per questioni legate al passato.
La commedia presenta i soliti standard all’italiana con momenti ricchi di ilarità e situazioni al limite del paradosso. Nonostante i cliché scadenti che lo compongono, Divorzio a Las Vegas risulta essere un lungometraggio tutto sommato godibile. L’ironia non manca ma siamo ben lontani dai classici cinepanettoni dei primi anni duemila capaci di far veramente ridere il pubblico in sala. In alcuni tratti, il film non cela elementi di volgarità e la Delogu, abbastanza spesso, passa in primissimo piano più per il suo corpo che per la sua recitazione. La conduttrice di Stracult infatti tende più a mostrare le sue grazie piuttosto che focalizzarsi sulla sua interpretazione che però, per merito dei suoi colleghi di set, risulta essere particolarmente gradevole. Forse prestarla al cinema non è stata una cattiva idea. Se Ricky Memphis è invece il classico romanaccio capace di farci sbellicare dalle risate, lo stesso non si può dire di Morelli, il quale sembra trovarsi un po’ a disagio col suo personaggio allontanandosi da quello spirito allegro e comico guadagnatosi grazie all’Ispettore Coliandro. Per quanto concerne Gian Marco Tognazzi, è un peccato vedere uno dei maggiori veterani del nostro cinema impegnato in commedie di poco conto. Il suo fascino e magnetismo però non mancano mai, e anche se non al massimo delle sue capacità, l’attore romano riesce sempre a essere convincente e seduttivo. Sulla sceneggiatura c’è poco da dire, a parte quanto anticipato. Seppur la storia sia differente, è impossibile non riconoscere nel film di Carteni un tributo alla trilogia di Todd Phillips. Per darci una pezza, anche altri titoli storici di grande successo vengono citati seppur in modo marginale. Si potrebbe dire che Divorzio a Las Vegas sia una cornice al cui interno si inserisce un quarto ipotetico capitolo di Una notte da leoni, per poi tornare sui suoi passi verso la fine. E’ difficile però dire se lo scopo della sceneggiatura era quella di rendere omaggio ad un grande regista come lo statunitense o se è stata solo ispirata da lui. Del resto, gli intrecci amorosi presenti nella trasposizione italiana non esistono nella controparte nordamericana. Quel che è certo è che Divorzio a Las Vegas è l’ennesima commedia all’italiana di cui il cinema italiano poteva anche fare a meno. In una situazione emergenziale come quella attuale però, l’opera potrebbe avere un suo significato e la speranza è che il pubblico scelga di andare al cinema per vederla distraendosi dalle notizie non positive che ormai assimiliamo da giorni. Non il film che speravamo, ma, guardando all’attualità, forse quello di cui potremmo aver bisogno.
Stefano Berardo