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Per la prima apparizione pubblica della sua ultima fatica sulla breve distanza, Giovanni Battista Origo ha deciso di puntare su Cortinametraggio, laddove Condominium è stato selezionato tra i finalisti del concorso della 14esima edizione come film d’apertura. Quella della kermesse veneta non poteva essere vetrina migliore per l’inizio del percorso festivaliero dell’opera prodotta dalla Amaro Produzioni. In quel di Cortina D’Ampezzo, infatti, il regista romano ha già raccolto negli scorsi anni consensi e riconoscimenti con La notte del professore e Gong!. Viene da sé allora che si è trattato di una scelta di cuore prima ancora che di una mirata strategia, con quel pizzico di scaramanzia che non guasta mai.
Condominium ci catapulta senza se e senza ma in un futuro prossimo segnato dal susseguirsi di evoluzioni industriali ed economiche, nel quale vige un nuovo sistema amministrativo in cui i grandi brand commerciali hanno scavalcato le politiche tradizionali prendendone il posto. Lucio è un quarantenne che si è adattato con entusiasmo a queste trasformazioni; vive nel quartiere Murmy’s ed è candidato alle elezioni per la nomina del mansion organizer, una sorta di capo scala 2.0, a cui affidare la gestione del suo condominium. Ma nella serata decisiva per la sua carriera, suo padre Ivano torna a fargli visita…
Per chi ha già avuto la possibilità di confrontarsi con i lavori precedenti di Origo avrà già rintracciato nella sinossi qualche elemento in comune, in particolare dal punto di vista tematico: dalle dinamiche condominiali agli affari di famiglia, dal rapporto genitori-figli ai legami biologici messi in discussione dagli eventi. Qui li ritroviamo più approfonditi che mai e destabilizzati dal peso specifico di un uno scenario sociale, economico e civile in cui il sentire comune e il pensiero individuale sono alla mercé dell’economia e della globalizzazione. A rimanerne schiacciati e vittime sono le emozioni, le relazioni umane e anche le aspirazioni dei singoli. In Condominium, quindi, l’autore, con la complicità della co-sceneggiatrice Elettra Raffaela Melucci, rimette mano a temi a lui cari e chiave della sua filmografia, ma alzando decisamente l’asticella sul versante drammaturgico.
Conservando intatte alcune caratteristiche strutturali (l’ambiente domestico come “ring” dove si fronteggiano a colpi di parole e non detti i personaggi di turno), stilistiche (inquadrature curate e geometriche nella composizione e nella gestione dello spazio) e cromatiche (la fotografia come punteggiatura con dominanti rosa e violacee al posto del pregevolissimo bianco e nero di Gong!), Origo firma uno confronto dialettico, fisico ed emozionale tra un padre e un figlio, fatto di allontanamenti e riavvicinamenti continui, dove a dettare le regole d’ingaggio sono le frustrazioni, l’incomunicabilità e i rancori del passato da una parte, le artificiali e spietati logiche della Società dall’altra. Tutto avvolto e immerso in un futuro distopico che non ha bisogno di devastazioni e cyborg per annientare ciò che dovrebbe tenere uniti due esseri umani, a maggior ragione se legati da un vincolo di sangue.
Condominium gravita e si sviluppa all’interno di un’ambientazione Sci-Fi minimalista molto più vicina a quella attuale che a un futuro non meglio identificato. Origo muove le due pedine (i bravissimi Giorgio Colangeli e Riccardo De Filippis) in un appartamento come tanti, ma dotato di tutte quelle tecnologie in grado di spazzare via le emozioni e i legami per fare spazio all’indifferenza, al non perdono e alle ostilità. Un magma incandescente che non emerge prepotentemente in superficie nel corso della visione, ma va rintracciato al di sotto della superficie narrativa, dei dialoghi e delle interpretazioni dei due protagonisti.
Francesco Del Grosso