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Come fossi una bambola

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VOTO: 7,5

Alla ricerca dell’autostima perduta

Come fossi una bambola, il nuovo mediometraggio di Sara Ceracchi, in concorso alla 3a edizione di Indiecinema Film Festival e proiettato come film d’apertura dello stesso al Circolo Arci Arcobaleno a Garbatella, è una commedia ironica dal retrogusto agrodolce, che racconta con leggerezza il dramma profondo del mondo moderno: la solitudine ed il bisogno di amare ed essere amati.

Con il virtuale sempre più presente nella vita di ognuno, la realtà è uscita dall’obiettivo; se il telefono è nato per avvicinare le persone, la tecnologia degli smartphone le ha progressivamente allontanate, isolando ciascuno nel proprio mondo. Se si aggiunge l’importanza estrema data all’apparire anziché all’essere, con ideali di bellezza (soprattutto femminili) non propriamente alla portata di tutti, ecco che fenomeni come il bodyshaming e il cyberbullismo sono sempre più diffusi. In come fossi una bambola, la protagonista Susanna (la stessa Ceracchi), impiegata in una ditta di stoccagio rifiuti, praticamente una spazzina ecologica, è una giovane donna sola che soffre di una grave mancanza di autostima; chiusa al rapporto con gli altri, è innamorata senza speranza del collega Samuel (Samuel Di Clemente) e vittima di bodyshaming dai colleghi per la sua riluttanza a lavarsi (per non consumare il bene primario dell’acqua) ed il suo aspetto per niente curato. Grazie all’aiuto della collega Pamela, scopre le magiche pillole Bonason, che fanno acquisire sicurezza in se stessi… e fanno trovare l’amore. Inizialmente restia, dopo l’ennesimo rifiuto da parte di Samuel, Susanna decide di provarle… e la sua vita cambia completamente.

La metamorfosi di Susanna è evidente: il brutto anatroccolo è diventato un cigno, ed ha trovato il suo cigno nero: un misterioso e silenzioso ragazzo dall’aspetto di un biondo vichingo (Riccardo Frezza) e lo sguardo candido di un bambino. Il suo nuovo aspetto, nato dalla ritrovata autostima e dalla rinnovata cura di sé, non lascia indifferente neppure Samuel; ma Susanna, finalmente innamorata e felice, gli fa notare come sia stato superficiale a giudicare solo dall’aspetto fisico.

La storia di Susanna non è rara oggi; ed il messaggio di Come fossi una bambola è che ognuno di noi è unico e speciale, bisogna solo crederci (e senza l’aiuto di pillole) e soprattutto volersi bene: amare se stessi, prendersi cura del proprio corpo e del proprio spirito, essere consapevoli del proprio valore, è la chiave per rapportarsi in un mondo che tende sempre più a creare divisioni ed isolare le persone. Nel suo mediometraggio, la Ceracchi riesce a conciliare questo substrato di spessore in un ‘contenitore’ assolutamente frizzante e divertente, non privo di colpi di scena e easter egg, dal proprio libro ai fumetti di Samuel Stern della Bugs Comics (tra i partner produttivi del film), scritti dal coautore del soggetto di Come fossi una bambola, Andrea Guglielmino (presente anche in un esilarante cameo). A incorniciare questa briosa favola moderna, una colonna sonora tra il gipsy ed il jazz importante e perfettamente aderente alla storia, con musiche originali di Andrea Pace e Michele di Filippo.

Michela Aloisi

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