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Dusk

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VOTO: 7,5

Prova di coraggio

Awa Moctar Gueye. Segnatevi questo nome perché ne sentirete presto parlare. Dopo avere visto il suo sesto cortometraggio dal titolo Dusk (Timis) alla 33esima edizione del Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina, laddove si è aggiudicato due riconoscimenti (Premio SNCCI al Miglior Film e Premio Telenova), ne siamo ancora più convinti. Lo short, approdato alla kermesse milanese dopo l’anteprima mondiale nella sezione “Generation” della Berlinale 2023, ha messo ulteriormente in evidenza le indubbie qualità dietro la macchina da presa della regista senegalese, già ampiamente espresse nei pluridecorati lavori sulla breve distanza e nei documentari da lei diretti in precedenza.
Non ci resta a questo punto che attendere fiduciosi la sua opera prima nella speranza che quanto di buono fatto sin qui sul formato ridotto possa dare dei frutti altrettanto maturi in un lungometraggio. Nel frattempo Dusk ha dimostrato cosa la sua scrittura e regia sono in grado di partorire, ossia una solida e coinvolgente storia di giovanissimi che affrontano le paure ma anche di emancipazione femminile. Sono questi i temi al centro di un racconto che si muove tra sogno, mistero e magia per portare sullo schermo la prova di coraggio di una ragazzina che con e attraverso di essa sfida gli adulti. La prova consiste nell’irrompere nell’oscurità del mercato deserto e cupo di Ñetty Mbar nella periferia di Dakar, considerato un luogo in cui i bambini non possono avventurarsi. Ed è qui che Binta deve dimostrare ai suoi coetanei che le ragazze hanno tutte le carte in regola per assumere il comando. Per farlo dovrà recarsi in quei luoghi al crepuscolo, quando il mondo degli spiriti diventa più audace. Qui vive Pa Kong-Kong, un uomo misterioso che porta una strana borsa sulla schiena, il cui contenuto è sconosciuto. Dicono che torturi ladruncoli, fuggiaschi e bambini cattivi. Binta decide di affrontarlo nel cuore della notte. È spaventata, ma determinata a dimostrare che i suoi amici avevano sbagliato a non averla scelta come leader.
Il corto si fa portavoce di un cinema corposo, maturo e viscerale, in grado di unire la tradizione orale dell’Africa occidentale a un uso sapiente delle immagini. Quest’ultime sono impreziosite dalla fotografia di Louis Mas che si fa largo nel buio con squarci di luce che vanno a illuminare i passi della giovane protagonista, interpretata da una convincente Binta Traoré, nel suo percorso di crescita. Il ché fa di Dusk un breve ma intenso capitolo di un romanzo di formazione, attraverso il quale l’autrice parla di tematiche universali e di altre dal peso specifico rilevante che portano a profondi e significativi spunti di riflessione. Il tutto concentrato in una quindicina di minuti che sanno come lasciare il segno in chi li guarda con semplicità mista a forza comunicativa. Riprova che si può dire tanto anche in pochi giri di lancette.

Francesco Del Grosso

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