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Muna

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VOTO: 7,5

Una passione in comune

Warda Mohamed è una di quelle registe da tenere sottocchio perché siamo sicuri che di strada ne farà molta da qui ai prossimi anni. Con soli due cortometraggi all’attivo ha dimostrato di avere già una discreta maturità artistica e soprattutto delle potenzialità ancora inespresse da sviluppare e mettere a disposizione di futuri lavori sulla breve e lunga distanza. In attesa di vedere se i fatti ci daranno ragione oppure no, facciamo un passo indietro per occuparci di quello che è il suo secondo short, il primo di fiction dopo lo sperimentale Sorry My Somali Is Not Very Good. Si tratta di Muna, fresco vincitore del Premio Cinit – Cineforum italiano alla 33esima edizione del Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina, laddove è stato presentato in anteprima italiana dopo un fortunato tour nel circuito festivaliero internazionale iniziato lo scorso febbraio alla 74esima Berlinale nella sezione “Generation”.
Muna oltre al titolo è anche il nome della sua protagonista, un’adolescente britannica di seconda generazione di origini somale che desidera disperatamente di andare in gita scolastica per fuggire dalla monotonia di casa, divertirsi con i suoi amici e, ovviamente, compilare la playlist più bella di tutti i tempi. Ma i suoi genitori sono incerti se lasciarla andare. Le cose si complicano ulteriormente quanto dalla Somalia arriva la notizia della morte del nonno. La ragazza si trova così ad affrontare un confuso periodo di lutto per qualcuno che non ha mai conosciuto veramente per poi scoprire durante i giorni della veglia funebre che tra loro due esiste un legame più forte di quanto avesse mai immaginato. Il tutto mentre continua a covare dentro di sé la speranza di convincere sua madre a cambiare idea sul viaggio e farla partire.
Se ci riuscirà e come lo lasciamo alla visione dei venti minuti che scandiscono i giri di lancetta di quello che è a tutti gli effetti un classico capitolo di un romanzo di formazione, quello in cui il ragazzo o la ragazza di turno si confronta con dei momenti chiave per il proprio percorso di crescita. Nel caso della protagonista di Muna è parte integrante di un’eredità culturale e simbolica, qualcosa che riguarda la musica e attraverso il quale scopre un mondo e quel pezzo di sé che non sapeva di star cercando. La bellezza della scrittura e dei messaggi che veicola attraverso l’opera filmica sta nel mix di semplicità, leggerezza ed emozioni cangianti che la visione riesce a sprigionare nei venti minuti circa a disposizione. Warda Mohamed si concentra su questi ingredienti dando forma e sostanza a una storia che si fa portatrice sana di tematiche universali come l’elaborazione del lutto, i legami familiari e le radici. Le tratta con l’attenzione che meritano passando le dinamiche di coming of age pregevole nella confezione, curato nella regia e arricchito dalla performance di Kosar Ali che nei panni della protagonista riversa tutto il suo indubbio talento, lo stesso che avevamo avuto modo di apprezzare nel suo debutto sul grande schermo con il ruolo di Sumaya in Rocks, per il quale è stata candidata ai Bafta e ha vinto due British Independent Film Award, diventando la prima attrice islamica con l’hijab nella storia a riceverli.

Francesco Del Grosso

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