Per le strade di Chongqing
La Cina moderna, turbocapitalistica, dalle metropoli tentacolari, dallo skyline di grattacieli secondo il modello americano che si è imposto nelle grandi città del mondo ricco. Questa nuova e futuristica Cina è celebrata in Clash, del regista di genere, di intrattenimento, Jiang Jia-chen, film presentato al 34° Festival Cinema Africano Asia e America Latina nella sezione Flash – E tutti ridono… dedicata alle commedie. Fin da piccolo, Yonggan aiuta il padre, gestore di uno street food, a consegnare cibi a domicilio, famoso per la sua velocità tanto con le sue gambe tanto poi in motoretta. Il ragazzo sfreccia per la città di Chongqing, e soprattutto nel distretto di Shapingba, spadroneggia in quelle strade. Si tratta di una megalopoli centrale per lo sviluppo economico vertiginoso del paese, di cui incarna un simbolo. Chongqing è protagonista di Clash, è valorizzata nelle sue vedute postmoderne, nei suoi immensi palazzi e nei giganteschi ponti, illuminata da colori sgargianti dele luci notturne, o nelle sue tante scalinate che ne fanno una città verticale.
Clash è la celebrazione di questa grandeur, di questo modello di sviluppo cinese ipermoderno. Non a caso si tratta di un film sportivo sul football americano, sport yankee per eccellenza, già a partire dal nome. La cosa fa storcere il naso anche a qualcuno nel film, ma tutto si supera in un attimo. In Cina esiste una Chinese National Football League, fondata nel 2013, esistono team popolarissimi che si contendono il campionato giocando nei grandi stadi, sempre gremiti di pubblico, proprio come quelli americani. Nel raccontare di Yonggan, un underdog (sì, viene proprio definito così nel film) che, spinto da un manifesto, aggrega amici per formare una squadra di football americano, che diventerà i Dockers, che arriverà a contendere la finale dello scudetto contro i Warriors di Shangai a casa loro, altro simbolo della Cina avanzata. Una finale iniqua, contro una squadra fortissima, nella quale i nostri hanno un cinquantesimo di possibilità di vittoria. Inutile dire che ce la faranno, con un finale al cardiopalma, nel tripudio di tutto lo stadio. Tutto ciò con simpatici momenti patetici, come quando il padre di Yonggan lo esorta, nel momento decisivo, a raggiungere nuovamente una meta per lui, ricordando così dove tutto era partito.
Clash racconta una storia vera, la finale del primo campionato cinese di football americano. Lo sappiamo da subito, è lo stesso protagonista a dirlo a inizio film. Con questo è evidente l’intento di creare un èpos sportivo, un sogno americano cinese di raggiungimento del successo partendo dal basso. Jiang Jia-chen confeziona un film spettacolare non solo nei momenti sportivi. Guarda al grande cinema hollywoodiano dei film sul football americano e sugli sport di squadra in generale, a opere come Quella sporca ultima meta o Fuga per la vittoria, per l’etica dello sport e per la catarsi del finale. Ma non gli è estraneo nemmeno tutto quel variegato mondo delle serie di anime giapponesi sullo sport, per lo spirito di sacrificio e abnegazione per raggiungere la vittoria. Punti in comune possiamo trovarne anche con opere di Bollywood come Lagaan, per l’orgoglio nazionale di impossessarsi di una disciplina sportiva straniera. Il regista infarcisce poi il tutto con elementi occidentali, le musiche di Così parlò Zarathustra di Strauss e della Carmen di Bizet, la citazione di Oscar Wilde o la t-shirt dei Led Zeppelin. La Cina del film è davvero vicina, è un paese che ha completamente assorbito la cultura e lo stile di vita occidentali.
Giampiero Raganelli








