“Sorprese” dall’Auditorium
Capitolo primo – Il cinema in Russia
Se esistesse ancora un qualche istituto demoscopico in Russia – pare che Putin li abbia ufficialmente aboliti dopo che l’ultimo esistente gli ha attribuito una percentuale di gradimento tra la popolazione del solo sessanta per cento – gli si potrebbe commissionare il seguente sondaggio, rigorosamente riservato ai registi autoctoni. Domanda: Quanti di voi si sentono autori? Risposta: Tutti. Conseguenze: La cosiddetta Settima Arte in Russia, oggigiorno, sfracella i maroni come nessun altra. Prendiamo ad esempio tale Vladimir Beck. Il primo quesito che salta per la mente è chi diavolo sia costui. Il secondo, dopo essere stati afflitti dall’ora e mezza di durata del suo Little Bird – presentato addirittura nella Selezione Ufficiale della Festa capitolina: in realtà si è brindato a champagne solo quando è comparsa la parola fine sullo schermo – è chi cazzo si creda di essere costui. Riprendiamo allora le note che accompagnano la guida per la visione dei vari film della Festa, rimanendo a dir poco agghiacciati. Apprendiamo così che Little Bird sarebbe un film alla Truffaut. Il quale purtroppo, come si sa, è scomparso da tempo e non può difendersi da tale oltraggio alla sua memoria.
In una specie di colonia estiva arriva una giovane tizia che in altri contesti sarebbe prontamente etichettata come racchia. Ma noi ci sentiamo buoni e la definiamo “un tipo”. Ebbene il suddetto tipo fa perdere la testa sia al giovane istruttore di nuoto, nonché factotum del camp, sia ad un altro ragazzino più giovane. Una coetanea di quest’ultimo manifesta chiari segnali di crisi esistenziali dovute al fatto di non saper nuotare. I più grandi alla fine copulano ma vengono minacciati di licenziamento dalla direttrice della struttura in quanto trascurerebbero il loro lavoro. I più giovani, ancora in attesa delle prime esperienze sessuali, si dilettano a far riprese con la videocamera nonché a sfasciare tutto quanto gli capiti a tiro. Tra una sequenza e l’altra interminabili immagini del fiume vicino e della natura selvaggia, che fanno sembrare il film di Beck un Malick sotto litio. Verrebbe voglia di fuggire dalla sala, durante la visione, perché l’ora e mezza di durata sembrerebbe essersi spontaneamente moltiplicata per dieci. Alla fine la presunta bonazza senza tette se ne va, lasciando i maschietti della colonia in braghe di tela. A farne le spese, forse ardita metafora involontaria dei genitali degli spettatori maschili (per le spettatrici scegliete voi l’assonanza più opportuna…), il piccolo uccello del titolo, prelevato dalla gabbia, schiacciato da mano insensibile e poi sepolto con sopra perline dorate. Nascita di un nuovo autore? Piuttosto braccia rubate all’agricoltura. O almeno c’è da sperare che questo Vladimir Beck non faccia ulteriori danni nel cinema. In quel caso, e solo in quello, pena – studiarsi a menadito l’intera filmografia di Andrei Tarkovsky e Aexander Sokurov – condonata per buona condotta…
Capitolo secondo – Il cinema in Germania
Quando si parla di cinema tedesco contemporaneo risulta ben chiaro come il modello di riferimento, da un punto di vista sia stilistico che di “messaggio”, siano le indagini dell’Ispettore Derrick. O al massimo quelle del Commissario Rex. Con molta fiducia, allora, ci si siede in sala ad attendere l’inizio di Girls Lost, anch’esso inserito nella Selezione Ufficiale. Incipit. Tre ragazzine adolescenti vengono angariate dai soliti bulli scolastici. Una novità narrativa da farti sobbalzare dalla poltrona. Non si sa da chi, non si sa come, al terzetto viene recapitato un misterioso bulbo vegetale, che viene prontamente piantato nella serra di proprietà di una delle tre. Si viene colti, nelle vesti di semplici spettatori, da un brivido di piacere: vuoi vedere che finalmente alla Festa del Cinema di Roma edizione 2015 assisteremo ad un vero film di genere? Un (brutto) fiore nero sboccia in una sola notte, tra lo stupore delle ragazzine. Secerne un succo che le protagoniste bevono tutto d’un fiato, come del resto farebbe qualsiasi persona in pieno possesso delle proprie facoltà mentali. Pochi minuti d’attesa e… puff! Le fanciulline si trasformano nottetempo in tre aitanti adolescenti maschi che sapranno, finalmente, farsi rispettare. Il parto geniale di una mente geniale si segue con curiosità, sino a quando non si comprende dove voglia andare a parare. Una delle tre, dalla sessualità incerta, si innamora di un coetaneo poco di buono. Nulla di cui stupirsi, ovviamente. Accade ogni giorno. Ma il problema è che questa ci prova con il tipaccio mentre è in abiti maschili, generando una serie di reazioni a catena. L’amica del cuore, da femmina, ci rimane male per gelosia latente. L’oggetto del desiderio, il ladruncolo, credendolo un finocchio, lo prende a calci. Se non ci avete capito una mazza non preoccupatevi, dopo sarà anche peggio.
Girls Lost vorrebbe rappresentare visivamente l’abbattimento di qualsiasi barriera sessuale sin dalla pubescenza e schierarsi a difesa della donna, ma riesce persino a sembrare palesemente omofobico a più riprese. Complimenti vivissimi all’autore, di cui non sappiamo il nome e, sinceramente non ce ne frega un piffero. Parrebbe, da come e cosa mette in scena, avere la stessa età delle protagoniste. Comunque indaghiamo, esattamente allo stesso modo dei già menzionati Derrick e Rex. Sorpresa: la regista è una donna, Alexandra-Therese Keining. Chi lo avrebbe mai detto, visto che i personaggi principali sono tre ragazze che diventano ragazzi? E non ha nemmeno quindici anni, perché dalle foto che siamo riusciti a scovare sul web ne dimostra più di quaranta. Ad ogni modo il fiore appassisce e la serra brucia. E la brunetta – etero o lesbica? Questo è il dilemma… – dovrà scegliere quale strada imboccare nella vita. Saranno di certo fatti suoi, ma se questo filmaccio avesse davvero l’intenzione di allargare gli orizzonti di adolescenti inquieti ambosessi saremmo messi molto male. Perché il sonno – di chi assiste a lungometraggi come questi – non può che generare mostri. Sempre meno raccapriccianti, comunque, dei film medesimi…
Gambero Rosso