Ma il coccodrillo come fa?
Nella vasta selezione del Monsters – Fantastic Film Festival di Taranto spicca la sezione Vortex, comprendente anche un omaggio a Mark Chua e Lam Li Shuen; tra i titoli ivi proposti, ci ha colpito il visionario Chomp It! (Singapore, 2023), un cortometraggio – girato in 16mm – su due uomini coccodrillo in piscina. Chua e Li Shuen, duo di registi ed artisti di Singapore, si sono conosciuti formando un gruppo art rock; nel passaggio al cinema, hanno così esplorato un cinema di finzione che unisce arte visiva e musica, speculazione e body horror, esplorando l’ansia esistenziale, il vissuto e l’alienazione. Con Chomp It!, i coccodrilli diventano il simbolo della stessa Singapore: come detto dagli stessi autori, il film “esprime il senso di fatalismo e sangue freddo che abbiamo provato sotto la pelle del modo di vivere di Singapore”; e ancora, “è una lotta personale con il luogo in cui siamo cresciuti, un tentativo di dare un senso alla nostra meritocrazia, dove sopravvivere rende assurdi come gli altri”.
Visivamente, gli uomini che in acqua acquisiscono sembianze rettiliane ricordano per certo verso la nota serie televisiva degli anni ’80 Visitors; d’altro canto i coccodrilli – ed i rettili in generale – rappresentano proprio la simbologia del sangue freddo, di coloro che sono pronti a divorare i propri figli salvo poi piangere “lacrime di coccodrillo”: il cervello rettiliano è quello più antico, ed è infatti responsabile dei comportamenti automatici primordiali. Secondo alcune teorie, riprese nella narrativa fantasy e Sci-Fi, una parte dell’umanità – principalmente alcuni leader mondiali – è formata da rettiliani, umanoidi alieni mutaforma che controllano la Terra e manipolano la società tramite il potere politico; da queste teorie deriva sicuramente Visitors, mentre in Chomp It! il riferimento è più evidente e sottile al tempo stesso. Chua e Li Shuen mostrano chiaramente come i due protagonisti (Yazid Jalil e Nickson Cheng) facciano parte di un ristretto gruppo di eletti, di uomini coccodrillo, che si riconoscano attraverso il segno del morso; all’interno della grande piscina, altri come loro sono soliti riunirsi per liberare la propria natura e mostrare i segni apparenti del grande rettile, in un brillante esempio del body horror prediletto dai due artisti. Tra tutti i presenti, Mr. Lok è di un tipo speciale, che il suo accompagnatore brama con desiderio primordiale ed incontrollato: emblema della lotta per la sopravvivenza in una società – quella singaporiana – priva di senso per i due registi.
Michela Aloisi