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Brother in Every Inch

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VOTO: 7

Gemelli

La sezione Encounters della Berlinale focalizza la propria attenzione su lungometraggi che presentano un approccio registico innovativo, che puntano innanzitutto a sperimentare nuovi linguaggi, raccontando la realtà in modo originale e spesso fuori dagli schemi. E proprio per il suo singolare approccio registico colpisce, infatti, il lungometraggio Brother in Every Inch, diretto dal giovane cineasta russo Alexander Zolotukhin e presentato, all’interno della suddetta sezione, alla 72° edizione del Festival di Berlino.

La storia qui messa in scena, dunque, è quella di due fratelli gemelli: Mitya e Andrey (impersonati da Sergey e Nikolay Zhuravlev), i quali vengono addestrati per diventare piloti militari. Pur essendo identici nell’aspetto, i due giovani sono quasi “complementari” per quanto riguarda le loro attitudini. Mentre Andrey, infatti, è più portato per la pratica, Mitya eccelle nella teoria, ma – essendo estremamente emotivo – ha parecchie difficoltà durante le esercitazioni e addirittura, durante un volo, sviene, rischiando la vita. In seguito a questo avvenimento, il ragazzo rischia di essere espulso dalla scuola. In che modo riuscirà a evitare la cosa?
Alexander Zolotukhin, ex allievo del Maestro Aleksandr Sokurov, sa indubbiamente il fatto suo. E in questo suo Brother in Every Inch ci regala suggestive inquadrature da aerei in volo, di rotaie che si avvicinano alla pista di atterraggio, di impressionanti incendi intorno a una piccola superficie d’acqua. Questo suo lungometraggio tiene lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine e rivela una straordinaria padronanza del mezzo cinematografico (i buoni maestri, si sa, sanno indicare sempre la giusta strada da percorrere), oltre a un promettente “coraggio” nel mettersi in gioco con nuovi modi di intendere la messa in scena stessa.
Mitya e Andrey sono molto legati tra loro e non esitano, ogni volta in cui uno dei due si trova in difficoltà, ad aiutarsi a vicenda. Ci sono situazioni, tuttavia, in cui non si può fare molto. Il loro speciale rapporto viene sottolineato dalla macchina da presa del regista attraverso momenti di grande tenerezza, durante le pause tra un addestramento e l’altro, o quando entrambi si divertono a flirtare con una loro collega, ma, allo stesso tempo, avrebbe necessitato di maggior mordente e di un maggior approfondimento.
Questo, probabilmente, è l’unico elemento che meno convince in Brother in Every Inch, in cui si è sempre in attesa di qualcosa che non avviene mai o mai nel modo sperato. Di fianco a un eccellente lavoro di regia, dunque, la scrittura viene, purtroppo, fortemente penalizzata e rivela, al contempo, che il nostro promettente Alexander Zolotukhin deve ancora maturare del tutto. Ma sta bene. Di fatto, avendo all’attivo, per il momento, soltanto un lungometraggio (oltre, ovviamente, a un gran numero di cortometraggi, alcuni dei quali già presentati a Berlino) si tratta di una mancanza perdonabile. Bisognerà solo aspettare quali altre sorprese il giovane cineasta ci regalerà in futuro.

Marina Pavido

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