Libertà di donna
È un urlo di ribellione quello che la regista iraniana Nahid Persson (classe 1960) sceglie di raccontare in Be My Voice, vincitore del Premio del Pubblico al Pordenone Docs Fest.
Il documentario segue da vicino le vicende della nota attivista politica, giornalista, blogger e scrittrice iraniana Masih Alinejad, residente a Brooklyn da diversi anni, che guida un movimento di donne iraniane che vogliono liberarsi del hijab. Infatti, la stessa ne è priva, mostrandosi con la folta chioma. Non è un caso che la stessa Perrson abbia una vaga somiglianza con l’Alinejad, seppur più anziana di sedici anni, decidendo di mostrarci un’immagine pubblica e privata di una donna che ha scelto di portare avanti una dura lotta che l’ha vista allontanarsi dai suoi affetti più cari. La Perrson riprende alcuni momenti della vita di Masih come una delle tante telefonate alla madre, il rapporto con il marito, alternando momenti di dolore a quelli di gioia. Masih Alinejad è stata giornalista parlamentare a Teheran, divorziata, dopo essere stata in prigione è scappata negli Stati Uniti dove attualmente vive, ha creato una pagina dove condivide con altre donne la lotta per liberarsi del hijab.
Non è da meno Nahid Persson, una regista che ha saputo dirigere dei documentari che descrivevano le condizione della donna in Iran, finendo anch’essa in prigione dopo la realizzazione di Prostitution Behind The Veil (2004), in cui ha filmato con cruda realtà la vita di due prostitute iraniane. È una donna che non ha mai smesso di combattere e di mostrare la verità, cercando di scovare in profondità e di filmare le condizioni delle donne in Iran.
Ci emoziona e ci coinvolge Be My Voice perché ci restituisce un’immagine nitida di una donna che si fa portavoce di un movimento che cerca di rivendicare i propri diritti, supportata ogni giorno da milioni di persone che le scrivono permettendole di non sentirsi sola. Ci vengono mostrate delle immagini di repertorio che ritraggono una serie di ingiustizie di cui sono vittime le donne iraniane, i continui soprusi e le violenze da parte di persone che non riescono a frenare le dure leggi patriarcali e misogine. Due donne accomunate dallo stesso destino, Nahid Persson e Masih Alinejad che scelgono di raccontarsi a vicenda in questo documentario, entrambe costrette a scappare dal loro paese e con un passato di violenza alle spalle. Inoltre, il fratello di Nahid è stato ucciso, mentre quello di Masih è finito in carcere.
Being My Voice è un documentario che delinea l’immagine di una donna coraggiosa, determinata, che lotta giorno dopo giorno per dare la possibilità ad altre donne di poter rivendicare i propri diritti, permettendoci di conoscere alcuni aspetti poco conosciuti della sua vita e di mostrarci come il suo attivismo venga premiato. Un’opera che arriva dritta al cuore. Se ne consiglia assolutamente la visione.
Giovanna Asia Savino