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Atomica bionda

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VOTO: 6.5

Ghiaccio Bollente

Fare il bagno in una vasca piena di cubetti di ghiaccio e bere vodka on the rocks, rigorosamente Stolichnaya, sono gli unici svaghi di Lorrain Broughton (Charlize Theron), l’esperta agente segreto del MI6, il servizio di spionaggio inglese che nel 1989 invia la donna a Berlino, poco prima della caduta del muro.
Inizia in medias res Atomica bionda, con l’assassinio a sangue freddo di un informatore in possesso della lista contenente i nomi delle spie di tutte le fazioni, un prezioso elenco che non deve finire nelle mani sbagliate perché potrebbe mettere a repentaglio i sottili equilibri internazionali. Per questo motivo l’agente Broughton, “al servizio di Sua Maestà”, viene spedita nella capitale tedesca ancora contesa da due forze politiche che hanno generato culture agli antipodi.
Tratto dal graphic novel “The Coldest City” di Anthony Johnston, il thriller diretto da David Leitch è un flashback lungo due ore in cui a farla da padrone non è l’intreccio spionistico alla John Le Carrè, qui alquanto confuso e ripetitivo, bensì l’azione frenetica e cruenta di combattimenti corpo a corpo studiati in ogni minimo dettaglio.
Aiutata dal fisico statuario e dal fascino glaciale, la Theron dà vita a un personaggio ultra catatonico e impassibile, che con i muscoli ispessiti colpisce come una macchina da guerra e con velata rassegnazione incassa colpi senza batter ciglio. Anche James McAvoy, interprete di David Percival, l’ufficiale governativo con cui la protagonista stringe un’insolita alleanza, sembra a suo agio nei panni di un informatore poco affidabile, occupato a organizzare rave party e a vendere alcolici sul mercato nero. Ma il contatto con Spyglass (Eddie Marsan), un ex agente della Stasi che ammette di aver memorizzato l’intera lista, assieme alla rivelazione dell’esistenza di Satchel, una pericolosa spia doppiogiochista nascosta negli angoli più bui del muro, sono gli unici elementi che rendono necessario alla missione l’ambiguo personaggio di McAvoy.
Mentre continua il braccio di ferro tra Stati Uniti e Unione Sovietica, la ricerca spasmodica del tassello mancante scatena un’estenuante e fracassona corsa contro il tempo, in cui è meglio non fidarsi mai di nessuno, tranne forse dell’ingenua Delphine Lasalle (Sofia Boutella), l’agente francese sulle tracce di Broughton.
Tra omaggi cinefili a Stalker di Tarkovskij, piani sequenza vagamente ispirati da I figli degli uomini di Cuarón e una sceneggiatura che emula in maniera fallimentare la ricca complessità de La talpa di Alfredson, Atomica bionda è un’opera iperviolenta e iperstilizzata, un thriller action dal ritmo concitato e caotico, caratterizzato da un’estetica affine al videoclip e al fumetto.
Tra melodie pop e punk, la colonna sonora anni ottanta rappresenta la cornice perfetta per la fotografia di Jonathan Sela, fatta di tonalità sature e profonde, in cui le luci fluorescenti dei neon urbani si alternano ad ambienti torbidi e cupi. L’ultimo lavoro del regista di John Wick si compiace dell’utilizzo di coreografie fortemente dinamiche, la cui durata non fa altro però che aumentare la velocità di scioglimento del ghiaccio nel bicchiere dello spettatore, annacquando inevitabilmente il resto della pellicola.

Andrea El Sabi

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