Il bello di crescere
La selezione ufficiale della 36esima edizione del Torino Film Festival pone molto l’accento sulla famiglia e su come spesso e volentieri i figli sembrano essere molto più maturi di chi li ha generati (vedi Wildlife). All These Small Moments è un tradizionale racconto di formazione, che ha come punto di forza senz’altro lo sguardo fresco della regista Melissa B. Miller-Costanzo.
Howie Sheffield (Brendan Meyer) ha i capelli ribelli e un braccio ingessato. Ci appare per la prima volta di spalle mentre è intento a vestirsi per correre a scuola, ma suo fratello (Jeanne Cohendy) gli rovinerà la perfezione della camicia ritirata dalla farmacia. Dietro tutta questa cura c’è un coup de foudre legato alla ragazza (Jemima Kirke), più grande di lui, che vede ogni giorno sul suo stesso autobus. Intorno a lei, guardando attraverso i suoi occhi, scaturiscono tante fantasticherie – il non sapere, in fondo, alimenta la curiosità. Attorno a lui gravita un mondo, a partire dal nucleo famigliare fino ai compagni di classe e del tempo libero, eppure è solo lei a conferirgli la spinta per alzarsi la mattina.
«A mio parere», ha dichiarato la regista, «questo è un film contemporaneo che affonda le sue radici nel passato. Attinge da una tavolozza di colori nostalgica (e ce lo dichiara già coi titoli di testa in acquerello, nda) […] e tratteggia un mondo in cui i social media sono volutamente assenti. È un ritratto dell’adolescenza e mira a catturare un periodo delle nostre vite che, se ci lascia illesi, definisce chi siamo». Senza dubbio la sceneggiatura e il risultato finale sullo schermo ci fanno provare come i piccoli momenti, anche quelli apparentemente più da routine forgino la persona, ancor più in specifiche fasi dell’esistenza (note di profondità arrivano dall’esperienza personale di Lindsay, coetanea di Howie, interpretata dalla brava Harley Queen Smith). L’obiettivo della macchina da presa sposa proprio questa prospettiva, catturando piccoli momenti giornalieri che restano impressi nel cuore del protagonista, prima ancora che nella testa (vedi lo sfiorarsi della mano tra il ragazzo e la donna dei suoi sogni). Parallelamente l’unione degli adulti si sta sgretolando e le scene inducono lo spettatore a creare un confronto tra chi sta scoprendo i battiti d’amore e chi deve rapporti son sentimenti che forse si danno per assodati. Assistiamo alle “confessioni”/analisi di marito (Brian d’Arcy James) e moglie (Molly Ringwald) che, guardando in camera, si raccontano in merito al proprio rapporto fino a quando i confini dell’inquadratura si allargano e qualcosa accade perché tutti, prima o poi, devono crescere e decidere in che direzione andare.
Maria Lucia Tangorra