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The Unthinkable

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VOTO: 6.5

Solstizio d’estate rossa sangue

Nella ricca line-up della 36esima edizione del Torino Film Festival, The Unthinkable era tra gli oggetti misteriosi che destavano più curiosità. Presentata nella sezione “After Hours” e prossimamente nelle sale nostrane con BIM Distribuzione, l’opera prima del collettivo svedese Crazy Pictures è approdata sugli schermi della kermesse piemontese sulla scia di acclamati e spettacolari cortometraggi visti su YouTube da milioni di spettatori e proiettati in festival cinematografici in tutto il mondo. E sono proprio questi precedenti ad avere alimentato le aspettative nei confronti di un film che, almeno dal punto di vista della confezione, dello spettacolo e dell’adrenalina, non le delude.

The Unthinkable può contare, infatti, su una serie di scene d’azione dal forte impatto visivo (su tutte quelle del ponte e della caduta degli elicotteri) tra le più entusiasmanti partorite di recente nel ventre del Vecchio Continente e non solo, che acquistano valore proprio perché fatte in casa lontano dai budget faraonici d’oltreoceano e dai modus operandi delle Major a stelle e strisce. Del resto, la cinematografia scandinava aveva dimostrato non molto tempo fa di saperci fare in termini di visual effects con pellicole come Turist di Ruben Östlund, The Wave di Roar Uthaug o Trollhunter di André Øvredal. Di conseguenza non c’è da sorprendersi più di tanto che da qualche parte in Nord Europa vi siano registi o factory, come appunto la Crazy Pictures, in grado di non fare rimpiangere i blockbuster hollywoodiani. Viene da sé che la qualità espressa e il livello di spettacolarità raggiunta dal gruppo svedese nella resa delle suddette sequenze rappresenta un biglietto da visita meritevole di attenzioni, che basta e avanza quantomeno a ripagare il tagliando d’ingresso.

L’esordio sulla lunga distanza dell’affiatato gruppo scandinavo (lavora a stretto contatto e svolge i ruoli di regista, produttore, sceneggiatore, direttore della fotografia, scenografo, costumista, sound designer e creatore di effetti visivi ed effetti speciali) si presenta allo spettatore di turno come un mélo in formato catastrofico fantascientifico, decisamente ambizioso nella concezione e cupissimo per quanto concerne le atmosfere, che sceglie di guardare all’Apocalisse attraverso i sentimenti. Probabilmente questo tentativo di stare con due piedi nella stessa scarpa, mescolando e palleggiando tra la sfera pubblica e quella privata, tra generi (dal disaster movie al war movie, passando per il thriller e la Sci-Fi) e toni diversi, tra drammi familiari e collettivi, tra odissee umane, fobie e paure, sino ad ottenere una timeline contenitore nella quale riversare di tutto e di più, è il motivo principale del cortocircuito narrativo e drammaturgico che si viene a creare. Gli autori fanno fatica a tenere insieme tutti i pezzi e non è un caso che il racconto funzioni a fasi alterne, perdendo giri soprattutto quando c’è lo switch tra le vicende personali del protagonista Alex, un artista di successo la cui controllata esistenza viene turbata dalla morte della madre in un sospetto attacco terroristico a Stoccolma, e la lotta per la sopravvivenza della popolazione locale successiva alla tremenda offensiva sferrata dal misterioso e invisibile nemico di turno, del quale ovviamente non vi riveleremo l’identità dato lo sforzo sovrumano degli sceneggiatori di tenerlo nascosto sino all’ultimo. Insomma, The Unthinkable è di quelle operazioni che dopo avere inebriato il palato del commensale promettendo meraviglie di sapori, alla fine lasciano in bocca invece l’inconfondibile retrogusto dell’occasione mancata. Un vero peccato perché il potenziale per fare di più e di meglio in fase di scrittura c’era tutto. Fatto sta che ci dobbiamo accontentare di un pregevole vuoto a perdere che almeno sul fronte dell’intrattenimento non promette nulla che non riesce a mantenere. Della serie chi si accontenta gode e davanti a certe scene la goduria per gli occhi è davvero tanta.

Francesco Del Grosso

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