Ti scatterò una foto
Ci sono nazioni al mondo dove l’omosessualità è considerata un crimine per il quale è prevista la condanna a morte per lapidazione. La Nigeria è una di queste. Ecco perché realizzare un film sul tema, per denunciare la cosa, è già di per sé un vero e proprio atto di coraggio. Motivo per cui All the Colours of the World Are Between Black and White, è importante per il solo motivo di esistere.
L’opera prima di Babatunde Apalowo, presentata in concorso alla 37esima edizione del MiX dopo la vittoria nella sezione Panorama del Teddy Award alla Berlinale 2023, affronta senza paure reverenziali e filtri l’argomento, portandoci nella vita di di Bambino, un delivery boy che fa consegne a bordo della sua moto per le strade di Lagos, Nigeria – città imprevedibile, che ha occhi dappertutto. La comunità sembra spingere Bambino a fidanzarsi con Ifeyinwa, amica d’infanzia, ma lui è geloso della propria vita da single. Finché un giorno incontra Bawa, aspirante fotografo, che lo rapisce grazie al suo carisma, e lo coinvolge in un concorso fotografico che li porta a esplorare insieme la città, esponendoli agli sguardi indiscreti e giudicanti della comunità.
Quello di Apalowo è dunque un atto politico che scaglia la pietra senza nascondere il braccio, con i tre personaggi principali che decidono di metterci la faccia (Tope Tedela, Martha Ehinome Orhiere e Riyo David) coscienti delle possibili conseguenze alle quali vanno incontro. E infatti è solo il trio protagonista a mostrarsi in volto, con tutto il resto degli interpreti che vengono accuratamente lasciati fuori campo o impallati per questioni di sicurezza, così da evitare che vengano accusati a loro volta di propaganda sovversiva pro-omosessualità. Una scelta questa dovuta, ma che non toglie potenza di fuoco a un’opera che non ha paura di dire e di mostrare. Lo fa con una macchina da presa che si attacca ai corpi, dando a essi centralità, ma soprattutto con un racconto che alterna momenti di lirismo con altrettanti di crudo realismo, per mostrarci tanto la vibrante intimità di un amore clandestino che la profonda consapevolezza di esistenze che provano a farsi largo nelle pieghe più conservatrici di una società ancora lontana dalla piena libertà delle scelte individuali. Il risultato è un film sulla ricerca d’identità e di un posto nel mondo da parte chi quotidianamente combatte per essere se stesso e per i propri sentimenti. Peccato solo per la decisione di fare recitare gli attori in inglese. Una decisione che toglie alle loro performance un bel po’ di naturalezza, ma che per fortuna non impedisce agli stessi di veicolare forti emozioni.
Francesco Del Grosso