Le canzoni del cuore
Lui gestisce degli appartamenti e vive un matrimonio segnato da un dolore. Lei è una insegnante di sostegno alla scuola elementare. Lui è di origini indiane, lei irlandesi. Lui ha trascorsi da dj ed è appassionato di musica elettronica e rap, mentre lei ama la musica folk. Lui si sta separando dalla moglie, non ha figli ma una famiglia numerosa alle spalle, mentre lei è madre e nonna a tempo pieno ed è rimasta vedova da poco di un marito violento. Lui è Ali e lei Ava, i loro sono due mondi agli antipodi che si incontrano nella dura realtà di Bradford, città industriale nel ventre dello Yorkshire. Due mondi, i loro, destinati a incontrarsi lungo una strada fatta di romanticismo, canzoni cantate a squarciagola e passione, ma anche di sfide continue per abbattere ostacoli, convenzioni, pregiudizi e forme mentis che li vorrebbero distanti. E sarà proprio la musica lo strumento che metterà in connessione due figure apparentemente lontane anni luce, che sembrano non avere niente in comune, ma che presto capiranno di condividere molte emozioni che hanno tenuto nascoste per troppo tempo.
Un amore, quello tra i protagonisti di Ali & Ava – Storia di un incontro, intenso e al contempo travagliato come vuole la tradizione letteraria e non solo, che Clio Barnard ha voluto raccontare nella sua ultima fatica dietro la macchina da presa, candidata a due BAFTA e presentata alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2021 e nella sezione Panorama Internazionale della 13esima edizione del Bif&st prima dell’uscita nelle sale nostrane il 14 aprile con I Wonder Pictures. Qui la regista, considerata tra i più importanti filmmaker contemporanei della scena arthouse, chiude idealmente la trilogia dello Yorkshire, iniziata con il folgorante The Selfish Giant e proseguita con Dark River, in cui ha dimostrato di avere una particolare maestria nel trattare grandi temi sociali con un tocco intimista, anche grazie all’ottimo lavoro con gli attori, a cui chiede una recitazione naturale, mai artefatta, in cui i sentimenti non hanno paura di trasparire. Proprio come succede in Ali & Ava – Storia di un incontro, laddove le interpretazioni Adeel Akhtar e Claire Rushbrook nei panni dei due protagonisti toccano vette altissime, trasformandosi nel valore aggiunto di un’opera che accarezza le corde del cuore, fa scintillare gli occhi, strappa sorrisi e inumidisce le guance. Sarà pure una storia come tante, di quelle che i romanzi, le canzoni, i poemi e i film hanno narrato un’infinità di volte dall’alba dei tempi, ciononostante è in grado di trovare con il potere della semplicità un modo di fare suo lo spettatore di turno. Non ha bisogno di salire al piano superiore della tragedia shakespeariana per antonomasia come sarebbe facile ipotizzare, ma gli basta sapere giostrare il sali e scendi di temperatura e orchestrare le performance davanti alla cinepresa.
Quello che la Barnard riesce a fare è un mix cangiante di emozioni che ne scandaglia il ventaglio, regalando allo spettatore di turno una dramedy sentimentale che parla d’amore attraverso il potere rigenerante della musica. Non un musical attenzione, ma una storia che utilizza la colonna sonora e le sue contrapposizioni di generi come punteggiatura narrativa, emozionale e ritmica. Gli spartiti sono parte integrante della drammaturgia non un semplice accompagnamento chiamato a sottolineare determinati passaggi, Questi si vanno a sommare con gli sguardi dei personaggi. Sono quelli che si scambiano e in non detti più che le parole a guidarci in questo cammino tortuoso che è l’amore, con Akhtar e Rushbrook che con la complicità della scrittura e della regia regalano alla platea momenti di forte impatto e struggente complicità (vedi il falò oppure la loro prima volta).
Francesco Del Grosso