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Al posto tuo

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VOTO: 4.5

Una proposta indecente

Fare peggio di Poli opposti era davvero molto difficile, per fortuna sua e anche nostra Max Croci non ci è riuscito. Il suo Al posto tuo, nelle sale a partire dal 29 settembre con 01 Distribution in 250 copie, fa solo un passettino incerto in avanti  rispetto alla mediocre pellicola d’esordio, ma la strada per raggiungere quantomeno la soglia della sufficienza è, per quanto ci riguarda, ancora assai lunga e tortuosa. E per sapere se il regista riuscirà in questa impresa che al momento appare titanica, non ci resta che attendere l’uscita del prossimo e già in cantiere La verità, vi spiego, sull’amore. Ma se il detto “non c’è due senza tre” dovesse trovare anche in questa occasione un’ulteriore conferma, smentendo di fatto l’infelice statistica secolare, allora non possiamo che aspettarci ben poco.
Visti gli esiti, quello del passetto in avanti registrato con Al posto tuo ci sembra già una conquista per un regista che sulla lunga distanza non riesce proprio a ingranare la giusta marcia, a differenza di quanto dimostrato sulla breve grazie a una serie di cortometraggi di buona fattura (da Volevo sapere su l’amore a La fuga, passando per Screwdriver e Soltanto uno scherzo) molto apprezzati nel circuito festivaliero. Un gran peccato. Si tratta di una magra consolazione, ma da uno script come quello che  sorregge l’opera seconda di Croci e dalla sua trasposizione sul grande schermo, non si poteva pretendere di più. Uno script, quello firmato da Umberto Marino e Massimo di Nicola, che si rivela un contenitore all’interno del quale sono stati riversati caratteri, elementi, personaggi e soprattutto situazioni che appartengono a un tipo di comicità spicciola e davvero poco brillante. La cosa davvero triste è il trovarsi al cospetto di un modo di concepire e fare la commedia decisamente terra terra, costruita unicamente su doppi sensi, battute e dinamiche già viste. Se e quando si ride non è di certo merito della scrittura, tantomeno dei tempi dettati dal regista, ma del solito straripante Stefano Fresi che con la fisicità che lo contraddistingue e il suo humour travolgente riesce a trasformare gag povere in divertenti siparietti capaci di strappare un sorriso (vedi la prima volta di Rocco nella casa hi tech di Molteni o Rocco alle prese con la focosa Melania, amante folle di Molteni). Il miracolo non riesce sempre, ma quando l’attore capitolino risponde presente a giovarne è l’intera scena. Ma non è sufficiente a tenere a galla la scialuppa e tutto il suo equipaggio.
Del resto, basta gettare uno sguardo anche superficiale sulla sinossi per farsi un’idea sul tono, il livello e il contenuto dell’offerta. Fresi interpreta uno dei due protagonisti dell’opera seconda di Croci, ossia Rocco Fontana. Sposato con Claudia (Ambra Angiolini), l’uomo ha tre figli, una casa in campagna ed è perennemente a dieta. A complicargli l’esistenza c’è Luca Molteni, un uomo affascinante, single per scelta, che ha un gran successo con le donne. E chi poteva interpretarlo se non Luca Argentero, a dimostrazione della pigrizia di coloro che si occupano dei casting, che invece di cercare soluzioni alternative preferiscono giocare sempre le stesse carte, riproponendo gli stessi attori negli stessi ruoli. Ma viste le logiche e le strategie di mercato imperanti, la cosa in sé non sorprende nemmeno un po’. Insomma, puntare sul sicuro per garantire all’operazione un ritorno al box office. Tutto torna. Per il resto, il primo è un preciso geometra, l’altro un estroso architetto, con in comune una sola cosa: il lavoro. Entrambi direttori creativi di due aziende di ceramiche e sanitari sull’orlo della fusione, si sfideranno per conquistare l’unico posto di responsabile nella nuova Società. Le qualità dell’uno sembrano mancare all’altro e proprio per questo l’azienda decide di far loro una “proposta indecente”: un vero e proprio scambio di vite per cercare di capire (e accettare!) le rispettive abitudini e gli immancabili i segreti…
Un’altra cosa che salta subito all’occhio, oltre alla prevedibilità della proposta e alla carenza di verve comica, è la scarsa originalità del plot, costruito su una situazione, quello dello scambio di vite tra persone che entrano l’uno nell’esistenza dell’altro. Di situazioni analoghe, declinate in varie forme, la storia della Settima Arte ne è piena; di conseguenze è possibile imbattersi in una serie di film che ruotano e si sviluppano intorno al medesimo baricentro drammaturgico di Al posto tuo, a cominciare da L’amore non va in vacanza di Nancy Meyers o Quel pazzo venerdì di Mark Waters. Per il resto, Croci continua il suo personale percorso di riscoperta e omaggio alla commedia classica a stelle e strisce, passando dal pessimo tentativo di rifarsi alla screwball comedy sentimentale in Poli opposti a quello altrettanto pessimo di agganciarsi al buddy movie in Al posto tuo, che nel proprio dna vede due caratteri maschili differenti in relazione tra loro, da nemici a partners. Insomma, l’ennesimo scontro/incontro tra la strana coppia di turno, che nel caso dell’opera seconda di Croci non entusiasma nemmeno un po’.

Francesco Del Grosso

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