Diari di bordo
Dei film in competizione alla 24esima edizione del 24 FRAME Future Film Fest quello più atteso dal pubblico e dagli addetti ai lavori era senza ombra di dubbio A Boat in the Garden (Slocum et moi). Questo perché a firmarlo è uno tra i maestri indiscussi del cinema d’animazione a livello mondiale, ossia Jean-François Laguionie. Il regista francese, classe 1939, è autore in più di cinquant’anni di onorata carriera di nove cortometraggi e sei lungometraggi pluripremiati (Le Château des singes, L’Île de Black Mór, Le Tableau e Louise en hiver), ultimo dei quali realizzato alla veneranda età di 85 anni con il contributo in fase di scrittura di Anik Le Ray.
La pellicola è sbarcata nel senso letterale del termine alla kermesse bolognese dopo un fortunato percorso festivaliero alle diverse latitudini iniziato lo scorso maggio al 77° Festival di Cannes, con una tappa anche in Italia in quel di Conversano nell’ambito di Imaginaria, laddove il cineasta è stato insignito del premio alla carriera. E ci sarà ancora il Belpaese nel futuro della pellicola che con l’anno nuovo arriverà nelle sale nostrane grazie a Trent Film. Un’occasione perfetta, questa, per regalarsi la visione di in un’opera delicata e poetica che parla di viaggi immaginari e reali, attraverso le relazioni tra le persone. Le persone in questione sono l’undicenne François e i suoi genitori. La loro storia è ambientata negli anni Cinquanta sulle serene rive del fiume Marne. Il ragazzino è incuriosito nello scoprire che i suoi cari stanno costruendo una barca nel loro piccolo giardino, per l’esattezza una replica esatta dell’imbarcazione con la quale il celebre navigatore Joshua Slocum ha effettuato il primo giro del mondo in solitaria. Con il passare degli anni, nella Francia del dopoguerra, François passa dall’adolescenza all’età adulta. Mentre la barca viene costruita, il protagonista si imbarca nella sua avventura, che lo porterà lungo la sua personale rotta appassionata del mare e del disegno.
Basta leggere la sinossi e vedere i primi minuti per ritrovare anche in A Boat in the Garden l’amore per l’oceano, la natura e la musica che caratterizza l’intera filmografia di Laguionie, con i tre elementi citati che alimentano e fanno parte integrante del suo DNA narrativo, drammaturgico e visivo. Il tutto si mescola senza soluzione di continuità come in questo caso con i capitoli di un romanzo di formazione e con le argomentazioni universali annesse (i legami affettivi, i primi amori e i rapporti intergenerazionali), oltre che con il tema del viaggio, anch’esso centrale nella produzione del regista di Besançon, che qui si fa fisico, immaginifico, onirico, metaforico ed emozionale. Dimensioni, queste, che coesistono mostrandosi al fruitore in una timeline che le vede scorrere parallelamente in maniera impeccabile su un doppio binario e su altrettanti piani temporali: da una parte quello del presente storico vissuto da François e dalla sua famiglia accompagnato dalla costruzione della barca nel giardino, dall’altra quella di Joshuah Slocum, partito dal porto di Boston per compiere il primo giro del mondo in solitaria a bordo dello Spray, il 1° luglio 1895. La narrazione si compone dunque alternando questo duplice tour, che si materializzano a loro volta sullo schermo con quel tocco che ha fatto grande e riconoscibile il cinema di Laguionie. Un tocco che in A Boat in the Garden, così come nei precedenti, si avvale della sottile arte del carboncino, che attraverso le sue mani e quelle del suo team di disegnatori restituisce quadri di elevata bellezza pittorica. Il tutto impreziosito dalla cornice musicale della straordinaria colonna sonora di Pascal Le Pennec e dalle voci tra le tante di interpreti come Elias Hauter, Grégory Gadebois e Coraly Zahonero.
Francesco Del Grosso