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100 Litres of Gold

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VOTO: 8

A tutta birra!

Little red house, potato field
little forest, lake as far as you can see
Woodshed, for my homebrewed beer
perfect place for drunkards like me
Korpiklaani, “Let’s Drink”

Il lungometraggio ad alto tasso alcolico di Teemu Nikki, 100 litres of Gold, è un qualcosa cui non sarebbe affatto sbagliato assistere ripassando mentalmente tutta la discografia dei Korpiklaani, leggendario gruppo folk metal finlandese fondato a Lahti nel lontano 1993, quando il nome della band era ancora Shaman. Tra i brani di questi nordici cantori del bere sregolato figurano infatti titoli come “Vodka”, “Tequila”, “Let’s Drink” e “Beer, Beer”. Quest’ultima canzone, in particolare, potrebbe tranquillamente diventare l’inno delle protagoniste di 100 litres of Gold, Taino e Pirkko: autarchiche produttrici di birra apprezzate da tutto il vicinato, rivenditrici di tale prodotto troppo spesso ottenebrate dai fumi dell’alcol, ma soprattutto conclamate ubriacone.
Più in particolare, l’alcolica bevanda che loro commerciano è nota in realtà come “Sathi”, una birra scura aromatizzata al ginepro che viene prodotta solamente in Finlandia, seguendo metodi a dir poco artigianali. L’agrodolce racconto cinematografico orchestratovi intorno da Teemu Nikki fa pertanto pensare a quanto gli autori finnici amino ironizzare sull’immagine della propria nazione. Per chi ancora non ne fosse convinto, si suggerisce il recupero dell’intera filmografia di Antti-Jussi Annila, autore capace di passare con disinvoltura da Jade Warrior (ovvero Jadesoturi, eccentrico fantasy datato 2006 e ispirato addirittura al Kalevala, poema epico finlandese per eccellenza) a un horror emblematicamente intitolato Sauna (2008).

Tornando all’oggi e cioè a Teemu Nikki, pare che la Festa del Cinema di Roma si sia innamorata di questo nordico cineasta e del suo stridente black humour, rappresentato qui un anno fa dal nerissimo La morte è un problema dei vivi, uscito poi anche in sala, mentre in questa edizione del festival capitolino il testimone è passato, per l’appunto, a 100 Litres of Gold.
Al netto di alcune felici intuizioni presenti anche nel precedente lavoro, molto più coesa, sapida, incalzante risulta la linea narrativa adottata per questo nuovo film, una farsa “inebriante” (in tutti i sensi) che accompagna le protagoniste (e lo spettatore) tra sbronze colossali, matrimoni e funerali innaffiati da fiumi di birra, risse assurde tra produttori della pregiata bevanda, rese dei conti in famiglia.
Ecco, affinché lo humour surreale e il grottesco non fossero le uniche chiavi di lettura disponibili, bene ha fatto Teemu Nikki a inserire nel passato delle due sorelle un grosso trauma, riguardante la loro terza sorella, tale da sostanziare un discorso filmico che da quell’incidente trae poi ispirazione per alcuni riusciti frammenti onirici.

Detto questo, il film è nel complesso esilarante, un pittoresco buddy movie al femminile (il risveglio delle due sorelle da una sbornia durata giorni può persino ricordare, per certi versi, Una notte da leoni) che ha però nelle atmosfere, nella fotografia di agresti scenari, nella colonna sonora che rimanda a certa musica melodica finlandese, nel tocco straniante presente in molti siparietti umoristici, qualcosa di non così distante dalla poetica dei fratelli Kaurismäki. Con particolare riferimento ai film più vecchi diretti da Mika e da Aki, tra i quali spiccano gli irresistibili cortometraggi e videoclip costruiti intorno ai Leningrad Cowboys, per quanto concerne quest’ultimo.

Stefano Coccia

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