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Joker – Wild Card

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VOTO: 5.5

Via da Las Vegas

Strano ibrido, questo Joker – Wild Card firmato in cabina di regia dal redivivo Simon West e dove entrambi i titoli – il primo della versione italiana, il secondo di quella originale – fanno riferimento al personaggio principale, peraltro essendo pure sinonimi ad indicare un tipo pieno di risorse e sorprese.
Il tutto parte, in fondo, da una stridente contraddizione: da un lato la regia del già decotto West, uno della scuola Michael Bay molto in voga nella seconda metà degli anni novanta, a seguire la quale un’inquadratura della durata superiore ai dieci secondi si apparenta molto ad un peccato mortale non espiabile; dall’altra la sceneggiatura dell’anziano (classe 1931) William Goldman, uno che in carriera ha scritto, tra le cose migliori, “robetta” tipo Butch Cassidy (1969), Il maratoneta (1976) e Misery (1990) e che nello specifico di Wild Card mira chiaramente alla purezza del noir come se ne facevano una volta, sospesi tra illusione e disincanto. E gli elementi in gioco ci sarebbero anche stati: dall’ambientazione natalizia (!) nella città del vizio per eccellenza (Las Vegas, appunto) al personaggio principale Nick Wild (Jason Statham), un bodyguard ferito dalla vita, perennemente in grossi guai e con un sogno in apparenza impossibile da realizzare; fino a quelli di contorno, che vedono alternarsi giovani prostitute da redimere, vecchi gangster con senso dell’onore e giovani capobanda arrivisti e violenti, con l’aggiunta di un giovane “fan” di Wild, che si rivelerà determinante ai fini del twist narrativo finale, simpatico ma non esattamente sorprendente.
Come dunque ampiamente sospettato sin dalle premesse tutti questi ingredienti finiscono con l’amalgamarsi in modo assai poco organico, dando vita ad un film schizofrenico nel proprio cercare, al contempo, l’action survoltato, genere nelle corde del regista e dell’attore protagonista Jason Statham, ma pure una morale “umanista” di fondo che risulta, per questi motivi, banale e di decifrabilissima lettura. I momenti gustosi non mancano, anche grazie al pregevole apporto di un cast di contorno che vede la presenza, tra gli altri, di interpreti di vaglia del calibro di Stanley Tucci e Hope Davis: la lunghissima seduta al tavolo del black jack al casinò, l’interrogatorio mafioso eseguito proprio dal “padrino” Tucci oppure la convulsa mattanza finale, coreografata molto alla “orientale”. Ma trattasi, per l’appunto, di schegge isolate, del tutto incapaci di formare un’opera compatta e convincente nella scelta di generi e obiettivi.
Joker – Wild Card rappresenta insomma la tipica uscita estiva, che non deluderà, in un paio di sequenze, gli ammiratori ad oltranza di Jason Statham, per l’occasione impegnato in un tentativo – in verità tutt’altro che perfettamente riuscito – di imprimere una minima svolta alla sua carriera di divo d’azione unidimensionale. Molto meglio era andata con Redemption (2013) di Steven Knight ma, a posteriori, è stato il classico caso di una rondine che non riesce a fare primavera. Per il resto non rimane che annotare la molto parziale consolazione di constatare come Joker – Wild Card risulti alla fine un lungometraggio assai meno tamarro di quello che l’abbinata regista/attore protagonista avrebbe fatto supporre. E chi si accontenta gode, dicevano i saggi.

Daniele De Angelis

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