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Woody & Woody

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VOTO: 7.5

Tra me e me

Nella nutrita selezione della 16esima edizione di Imaginaria c’è stato posto anche per il vincitore – tra gli altri – del Premio Goya 2018 di categoria. Si tratta di Woody & Woody di Jaume Carrió, approdato nella kermesse conversanese nel concorso della sezione “Animated Short Film”, rivelandosi una delle principali sorprese della penultima serata di proiezioni insieme allo sloveno The Box di Dusan Kastelic e all’indiano Death of Father di Somnath Pal.
Come avrete intuito dal titolo, il corto scritto e diretto dal cineasta spagnolo rende omaggio alla figura poliedrica e geniale di Woody Allen. Non è la prima volta che il cineasta newyorchese è stato chiamato in causa da colleghi più o meno noti che ne hanno raccontato la vita dentro e fuori dai set in documentari biografici come ad esempio il recente Woody (2012), nel quale il connazionale Robert B. Weide ha intervistato Allen e con lui una folta schiera di personalità del cinema che hanno collaborato a vario titolo ai suoi film. Qui il protagonista racconta e si racconta con l’ausilio di un coro greco di voci che ne accompagna il viaggio mnemonico e orale. Quella firmata da Carrió è, invece, un’operazione di ben altra concezione e forma che riguarda il celebre collega americano, ma non direttamente e soprattutto non in carne ed ossa. In Woody & Woody, infatti, il protagonista da figura in carne ed ossa si tramuta nel suo alterego cartoonato, arrivando persino a sdoppiarsi per assecondare l’immaginario del collega iberico.
L’autore del pluripremiato short moltiplica il protagonista con l’ausilio di disegni tradizionali digitalizzati in 2D vibranti che sembrano muoversi al ritmo del jazz, per dare vita a un accesso faccia a faccia generazionale tra l’Allen ottantenne e quello quarantacinquenne. Al bancone di un bar di Manhattan si consuma uno scontro verbale senza peli sulla lingua a colpi di dialoghi frenetici impregnati di ironia e arguzia, nel quale i due si misurano sui temi chiave del percorso registico e attoriale: amore, morte e religione. Uno scontro “epico” e divertentissimo condito con una raffica di battute pungenti che prendono in giro soprattutto le fobie, le ossessioni e le paure di un ipocondriaco al quadrato.
Purtroppo il corto è arrivato sugli schermi in un momento particolarmente buio nell’esistenza e nella carriera dell’attore, sceneggiatore e regista statunitense, accusato da più parti di misoginia e in maniera ancora più grave di molestie sessuali ai danni della figlia adottiva Dylan Farrow. Accuse, queste, che risalgono ad anni fa e che il diretto interessato ha più volte smentito seccamente. Ciononostante, le ripercussioni sul versante professionale e non solo non hanno tardato a manifestarsi, con Amazon che ha deciso di non distribuire la sua ultima fatica dietro la macchina da presa dal titolo A Rainy Day in New York. Staremo a vedere come andrà a finire.

Francesco Del Grosso

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