Un enigma direttamente dalla Seconda Guerra Mondiale
Attore e cineasta piuttosto giovane, ma in cui si scorgono idee ambiziose e interessanti già pronte per essere trasferite sullo schermo, Donato Leoni ci aveva regalato un assaggio della sua poetica in fieri lo scorso 13 novembre, quando il suo cortometraggio Amistà è stato proiettato al Caffè Letterario di Roma: sin da tale lavoro, selezionato per la terza edizione di Indiecinema Film Festival, abbiamo scorto nell’autore un approccio spigliato e poco convenzionale alla narrazione cinematografica, connotata qui dall’assenza dei dialoghi cui sono l’atmosfera stessa e brani musicali di notevole impatto a sostituirsi, anche in chiave diegetica.
Stante tale premessa, abbiamo accolto le notizie inerenti al suo ambizioso e originale mediometraggio, Who Was He, con grande curiosità. Il film verrà presentato in anteprima sempre a Roma, ma nella prestigiosa cornice del The Space di Parco dei Medici, il prossimo 12 gennaio, nel corso di quell’evento mattutino (photocall ore 10; proiezione ore 10.30) per il quale è previsto anche un dibattito finale col pubblico. A noialtri è stata precedentemente concessa una visione privata dell’opera. E siamo pertanto lieti di condividere coi lettori di CineClandestino le nostre impressioni.
Innanzitutto, pur estendendo il raggio d’azione della propria filosofia oltre la cornice bellica, Who Was He è di fatto un war movie inerente a determinati episodi della Seconda Guerra Mondiale e realizzato con un budget estremamente ridotto. Da premiare vi è perciò anche una certa dose di coraggio. Donato Leoni si è divertito a immaginare, un po’ come avveniva in quelle avventurose pellicole degli anni ’60 generalmente ispirate ai romanzi di Alistair McLean (I cannoni di Navarone, 1961; Dove osano le aquile, 1968), la perigliosa e potenzialmente suicida missione di un soldato Alleato in territorio nemico. Nella fattispecie il protagonista è un asso dell’aviazione americana, il Tenente Gabriel D.Star (impersonato dallo stesso Donato Leoni), incaricato nelle settimane successive allo Sbarco di Anzio d’introdursi in un bunker delle SS oltre la linea del fronte, in Italia, così da recuperare un caccia Corsair caduto in mani tedesche e requisire alcuni progetti relativi alle famigerate armi V. La missione avrà naturalmente risvolti inaspettati. E il fortuito incontro con una ragazza italiana è tra questi…
Facendo la giusta attenzione a non rivelare troppi elementi della trama, ci sono però alcuni aspetti del racconto e della messa in scena che vorremmo sottolineare con gusto. Innanzitutto, laddove strumenti più artigianali devono sopperire all’impossibilità per una produzione ultra-indipendente di puntare sulla spettacolarità pura, Who Was He si focalizza intelligentemente su qualche bella variazione di tono, rispetto alla stessa ambientazione bellica, con segmenti un po’ più “epici” da war movie classico cui succedono scene di alleggerimento tali da sconfinare quasi in satira militare alla M*A*S*H; allorché si finisce persino per citare, incidentalmente, un cult movie come Good Morning, Vietnam.
Sullo sfondo però non vi è soltanto una latente ibridazione di epoche e di generi. L’altro spunto interessante è infatti la cornice del racconto. Nel prologo, ambientato all’epoca nostra, l’occasionale e comunque reale ritrovamento in decenni passati dei relitti di qualche Corsair abbattuto durante la guerra, proprio nelle acque del Mediterraneo, è il giusto pretesto per una lezione scolastica che la professoressa di turno riconduce al pensiero complottista; senza però ridicolizzarlo grottescamente come la stampa nostrana fa fin troppo spesso, purtroppo, ma cogliendovi invece quelle potenzialità e quello spirito investigativo che la parte sana del cosiddetto “complottismo” (come sapeva bene Giulietto Chiesa) indubbiamente contiene, promuove. Altrettanto suggestivo è l’epilogo, “annunciato” da certe scene quasi subliminali inserite nel più ampio segmento narrativo relativo alla guerra, con una sorta di “heritage” che si manifesta sempre ai giorni nostri ponendo in relazione il ricordo dell’eroico pilota e del suo sacrificio con un’altra figura sbocciata da poco, nella cui epifania lo spettatore più attento troverà traccia di quella metempsicosi, ossia trasmigrazione dell’anima, già cara al pitagorismo come pure ad altre forme di pensiero presenti sin dall’antichità.
Stefano Coccia