Sasha Grey come non l’avevate mai vista
Ci voleva proprio un’altra sentinella, un nuovo profeta de’noantri, ad allarmarci sull’overdose delle visioni quotidiane che ci spariamo, in modalità web come sennò, e sulla minacciosa intrusività delle medesime, per cui guardoni possiamo diventare guardati nel battito di un frame. Il Cassandro in questione è un giovane regista spagnolo di discreto talento e nome assai simpatico, Nacho Vigalondo. Nacho gira film di genere apparente, inserisce riflessioni autoriali nei canovacci di storie altrimenti canoniche: Los Cronocrimenes, il suo più apprezzato, parlava di io e di doppio attraverso la filosofia dei viaggi del tempo; Extraterrestre era una riflessione sulle relazioni al tempo della fine del mondo; Open Windows, ciò di cui qui parliamo, è una via di mezzo tra un manifesto teorico visionario ed un pasticciaccio brutto.
Produce e interpreta Elijah Wood, che dopo La Trilogia dell’Anello e Sin City non ne ha più azzeccata una, nemmeno con il celebrato remake di Maniac. Il fu Frodo vince un concorso on line per blogger, è in una stanza d’albergo prima dell’incontro-premio con la sua diva preferita, intanto si trastulla a guardarla in conferenza stampa live su PC, poi, grazie ad un misterioso hacker, la osserva nel privato della sua camera d’albergo. Ma gli eventi ovviamente precipitano, lei finisce in pericolo perché il cyber-sade-terrorista la vuole morta a colpi di clic, così Mr. Occhioni Blu dovrà cercare di salvarla, tra inseguimenti guidati via GPS e azioni comandate via notebook o smartphone comunque simultaneamente eteroindotte, mentre i misteri si moltiplicano come pop-up virali su siti hard.
Ok, è La finestra sul cortile 2.0. Ok, è Omicidio a luci rosse Webcam DIrector’s Cut.
Inutile sprecare preziose energie a cercare i riferimenti e le aspirazioni cinefile di Nacho, Open Windows è un film sullo sguardo, quindi citazioni e omaggi si leggono nel titolo e si vedono anche distintamente; parliamo invece del suo reale pezzo di bravura, il casting, che gli ha portato, nelle e sotto le vesti dell’attrice preda principessa da salvare, Sasha Grey. Dico, Sasha Grey in carne e ossa e indumenti, non solo in carne e umori come da omonima categoria su YouPorn. Una Sasha Grey così, cioè vestita e recitante su copione, non si era mai vista, anzi sì, già con Soderbergh nello sperimentale The Girlfriend Experience, qui però Sasha assurge al ruolo di Icona, protagonista di importanza reale e concettuale. Perché lei è la Dea del webvoyeurismo, è stata guardata e posseduta da milioni e milioni di internauti che ne hanno leccato e divorato ogni singolo pixel. Sasha non è una donna, è una schermata, è una gif animata, un trancio di video. Sasha esiste nello spazio di una pagina web, non esiste nel tempo. Arduo, quindi, ricondurla a materialità tangibile, ma questo è il reale obiettivo di Nacho, rendere corporeo il miraggio telematico, non prima di averlo sublimato con uno strip così sadico, morboso, ingrifante da diventare scena di culto (mio, quantomeno). Che poi non sarà corporeità vera perché si tratta di un film di finzione, svelato il trucco svelato l’inganno, quindi di immagini ingannevoli quindi niente è come sembra, niente è quando sembra,. Sul come e sul quando tutto si ingarbuglia, il regista perde il filo (la connessione è interrotta ?) e si rifugia in un frivolo gioco di scambio di identità in differita, manco volesse fare – senza riuscirvi – il John Woo di MI-2. Comunque non è questo il difetto più grande di Open Windows, il fatto è che il tentativo di costruire un’opera tecnicamente rigorosa girandola come fosse un neo-POV (tutto webcam e streaming) fallisce proprio nelle sue premesse, il cinema non è una modalità di fruizione, è un sogno in cui gli occhi vogliono perdersi, indifferenti alle conversioni di formato.
Questo è tutto gente, alla prossima, ciao a tutti da Dikotomiko. Se volete vedere che faccia ho collegatevi a skype e cercate il mio nome. Io so già che faccia avete, vi guardo ogni giorno da qui.
Dikotomiko
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