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Victor Frankenstein

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VOTO: 9

L’umanità di un mostro

Nell’ambito della 41ma edizione del Fantafestival, menzione particolare va alla retrospettiva Swedish gothic, dedicata al regista Calvin Floyd. Due i titoli presentati: il classico Victor Frankestein e l’originale  In search of Dracula, entrambi realizzati con eleganza ed un montaggio mai banale.
Victor Frankenstein è uno splendido e raffinato adattamento del capolavoro gotico di Mary Shelley, fedele nella struttura e nello spirito al romanzo originale, in cui il Mostro (magistralmente interpretato da un ottimo Per Oscarsson) viene raccontato non come semplice ‘creatura’ ma piuttosto come emblema della diversità. Il mostro di Frankenstein, nel racconto di Floyd, ha una sensibilità umana, è un bambino abbandonato appena nato dal suo creatore, rifiutato a priori dagli uomini per il suo aspetto che incute paura, che coltiva insieme il desiderio di essere accettato e quello della vendetta nei confronti di chi gli ha dato la vita, costringendolo ad un’esistenza solitaria ed infelice.

Con una ricercata ed accattivante struttura di base, il racconto nel racconto nel racconto, Floyd riesce a descrivere più storie e punti di vista: partendo dai ghiacci dell’estremo Nord, conosciamo la storia di Victor narrata al Capitano esploratore bloccato con la sua nave nel tentativo di compiere l’impresa di raggiungere il Polo Nord, e nel suo racconto si estrinseca la storia della Creatura, che essa stessa narra a Victor, permettendoci cosi di seguire le sue orme ed il suo patire, che lo trasforma poco a poco in Mostro assassino. Racconto dopo racconto, conosciamo le gioie della vita di Victor in famiglia e con la sua amata, le sue ambizioni di scienziato, il suo desiderio di creare la vita, che lo consumerà fino alla nascita della creatura per poi tramutarsi in spavento ed orrore per aver violato le leggi della natura, il suo tentativo di sottrarsi alla propria responsabilità di ‘padre’; e nel contempo si intrecciano i racconti della Creatura, il suo sentirsi abbandonato, il desiderio di comunicare con gli altri, i tentativi falliti di trovare qualcuno che lo accetti che culmineranno nel desiderio di vendetta nei confronti del suo creatore.

Come l’aspetto fisico influenzi il giudizio degli uomini appare chiaro quando vediamo il Mostro parlare con un vecchio cieco, unico a poter vedere “il vero volto dietro la maschera”; un istante di accettazione che l’arrivo dei figli, terrorizzati dalle sue sembianze, spezzerà repentinamente, spingendo ancor più la Creatura sul ciglio dell’abisso ed acuendone il desiderio di vendetta. L’incontro chiarificatore con Victor potrebbe por fine alle sofferenze di entrambi con l’accettazione da parte dello scienziato di creare una compagna per il mostro; ma il suo ripensamento ad un passo dalla nuova ‘nascita’ porterà la spirale di tragedia al suo culmine.

Una rilettura interessante e da riscoprire, questa del Frankenstein di Floyd: elegante nella forma e sorprendentemente arguta e moderna nella sostanza intimista, dalla sindrome di Dio di Victor all’umanità negata della sua creatura, sino ai risvolti velatamente critici ad una società che si basa sulle apparenze; infine, il carisma e l’intensità interpretativa dell’ottimo Per Oscarsson rendono la Creatura di Frankenstein molto più del mostro che siamo abituati a conoscere.

Michela Aloisi

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