Una scoppiettante “detection”, sospesa tra humour, religione e censura
Svariati successi sta raccogliendo in questi mesi Una risata ci salverà. Ed è un bene, perché il così vivace documentario di Michelangelo Gregori, cumulando interventi assai pertinenti di “specialisti del settore” e sapidi intermezzi situazionisti porta avanti un’indagine delicata, sfaccettata, brillante su temi importanti come il rapporto tra religione e umorismo, tra libertà d’espressione e censura. Sempre però, come è giusto che sia, con il sorriso sulle labbra.
Non è tra l’altro la prima volta che ci si occupa di argomenti simili, sulle pagine di CineClandestino. Con favore avevamo guardato anche al documentario presentato nel 2016 alla Festa del Cinema di Roma, The Last Laugh, in cui la cineasta Ferne Pearlstein si poneva analoghi interrogativi sui possibili confini della satira: si può ridere dell’Olocausto? Rinfrancante scoprire che tra i più favorevoli all’idea (nonché tra coloro che si sono dedicati più assiduamente a tale approccio umoristico) vi siano parecchi comici (statunitensi e non) di origine ebraica, pienamente consapevoli del fatto che operando in tal modo non si va a sdoganare il Male, ma lo si esorcizza alla luce di una sua rilettura (auto)ironica o di qualche ispirato motto di spirito.
Tornando al film di Michelangelo Gregori, ci si era già confrontati piacevolmente con tale lavoro in occasione della sua partecipazione ad Indiecinema Film Festival, presso il Circolo ARCI Arcobaleno di Roma. Ma da allora Una risata ci salverà ne ha collezionati di successi. Tra gli ultimi, in ordine cronologico, ve n’è uno particolarmente prestigioso: Il premio al Miglior Documentario per la sezione “Oro Invisibile” documentari del Festival Internazionale Inventa Un Film, svoltosi nel periodo che va dal 31 luglio al 4 agosto scorso a Lenola (in provincia di Latina) e giunto in gran forma alla 26esima edizione. Concorso di altissima qualità, considerando che nella stessa sezione come Miglior Regia la giuria ha voluto premiare Giulio Mastromauro, per l’ottimo Bangarang.
La riuscita di Una risata ci salverà è affidata anche, precisiamolo subito, a un’accorta selezione di umoristi e studiosi in grado di proporre riflessioni sempre molto stimolanti (suddivise poi, al montaggio, per “categorie di pensiero”) sull’argomento. Piergiorgio Odifreddi che cita Ratzinger che a sua volta cita con arguzia Kierkegaard rappresenta, per esempio, una vera e propria chicca. Oltre a lui sono tantissimi i “testimonial” del complesso rapporto tra humour e religione che s’alternano sullo schermo: il profondamente umano Moni Ovadia, l’emergente cineasta Alessandro Aronadio (Orecchie, Io c’è), l’antropologo francese David Le Breton, il pubblicitario Sergio Spaccavento, più una miriade di comici e stand-up comedians di successo, tra i quali abbiamo particolarmente apprezzato per le argomentazioni proposte nel film la bravissima autrice e performer Arianna Porcelli Safonov. A “oliare” il tutto quei siparietti stranianti nel cui dosaggio Michelangelo Gregori si è dimostrato assai abile, tra la locandina di Totò che visse due volte usata dal regista come coperta alle così iconiche, caricaturali statuine di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. Una ventata di ironia, che dalle parole degli intervistati si trasmette (e si connette) con naturalezza alle immagini.
Stefano Coccia